Le conseguenze estetiche della devitalizzazione: il dente nero

Fabio Betteti

Fabio Betteti

Dente nero post devitalizzazione

“Dottore ma il dente mi diventerà scuro dopo la devitalizzazione?” Questa domanda che spesso mi sentivo dire dai pazienti all’inizio della mia attività professionale è diventata via via infrequente con il passare del tempo per diventare alquanto rara ai giorni nostri. Qual è il motivo di tutto ciò? Perché questo cambiamento nell’arco di un trentennio? La gente è forse diventata meno sensibile all’aspetto estetico?

Assolutamente no! Non è questo il motivo, visto l’aumento concomitante in questi anni della richiesta di trattamenti estetici, sia di natura medica che chirurgica, per soddisfare esigenze personali di apparire in un certo modo e trarne quindi un benessere psichico oltre che fisico. Per quanto riguarda in particolare l’estetica del sorriso si è notata anche qui un’aumentata richiesta di informazione e di prestazioni tanto da coniare nuove terminologie quali: odontoiatria estetica, cosmesi dentale e la diffusione a livello nazionale ed internazionale di Accademie e Società scientifiche di cultori di questa materia.

Quindi  tornando alla domanda iniziale  che mi sono posto sul come mai i pazienti sempre meno mi pongono il quesito sulla colorazione scura del dente devitalizzato, facendo un’analisi più approfondita sulle possibili ragioni posso pensare a più risposte.

I trattamenti moderni impediscono l’annerimento del dente

La prima è sicuramente data dal fatto che i trattamenti endodontici moderni, mettendo al bando l’uso di cementi canalari a base di formaldeide e l’uso dei coni d’argento, tutti materiali che contribuivano a rendere scuri i tessuti duri del dente trattato (smalto dentina e cemento) hanno reso possibile, unitamente al largo uso delle soluzioni di ipoclorito di sodio, a non creare quella antiestetica colorazione scura tipica del dente devitalizzato.

Una pulizia ed una strumentazione endodontica inadeguata erano fattori che contribuivano a questa decolorazione. Il tessuto necrotico pulpare rimasto all’interno del canale veniva infatti “mummificato” dalla presenza della formaldeide ma questo non impediva la sua degradazione nel tempo e la pigmentazione scura conseguente della dentina.  La stessa colorazione rosso-bruna di quei cementi contribuiva alla pigmentazione della radice.

Il progredire in questo trentennio delle conoscenze e delle metodiche endodontiche ha permesso di limitare molto il numero di denti discromici relegando la loro presenza più che altro in bocche in cui i trattamenti canalari sono stati eseguiti prima degli anni ’80 quando l’endodonzia – come già descritto in questo articolo sulla cura canalare – era argomento poco scientifico ma più fondato sull’empirismo personale.

Il secondo motivo è legato ai materiali in uso per la ricostruzione del dente devitalizzato. Anche la ricostruzione del dente devitalizzato è cambiata in questi anni portando all’eliminazione di materiali quali l’amalgama d’argento, perni radicolari in metallo che contribuivano alle alterazioni estetiche del dente devitalizzato. Infatti i sali d’argento e gli ossidi metallici che si formavano erano prodotti da reazioni chimiche che avvenivano in seno al materiale stesso e tali sostanze scure infiltravano i tubuli dentinali rendendo scuro anche l’aspetto esterno del dente. Attualmente l’uso di perni in fibra di silice, perni in ceramica, materiali compositi per il restauro post-endodontico garantiscono al dente un aspetto naturale e translucente.

Ormai da anni le tecniche adesive di ricostruzione permettono ai pazienti di non sperimentare più il “dente scuro”, per cui oggi sono già consapevoli che una nuova cura canalare  di un dente che successivamente verrà restaurato non modificherà la sua estetica naturale.

La radice scura, il tanto temuto “bordo nero “ tra corona-bianca e gengiva-rosa è un ricordo lontano.

La tecnica del walking bleach

Un ulteriore motivo della quasi scomparsa della domanda sulle conseguenze estetiche della cura canalare è questo: i pazienti sono informati sulla possibilità di sbiancare i denti pigmentati da vecchie devitalizzazioni.

La tecnica del walking bleach che prevede l’uso – nella sua originaria formulazione (Spasser 1961) – di una miscela acquosa di perborato di sodio in camera pulpare, è una tecnica semplice e ben affermata nella pratica clinica e permette, dopo aver ritrattato vecchie cure canalari, di eliminare o migliorare la discromia presente. Tutto ciò il paziente lo può riscontrare facilmente navigando nella rete dove trova una miriade di informazioni su questo argomento, permettendogli così di saper già che il suo dente devitalizzato e scuro passerà inosservato in quanto i trattamenti di sbiancamento previsti ricreeranno il suo aspetto naturale.

Ecco allora che oggi, davanti ad un piano di trattamento che preveda la terapia canalare, sia ormai raro che il paziente ponga la fatidica domanda: “Ma mi resterà un dente “nero”?

Comunque se mi viene posta tale domanda, la mia risposta per rassicurarlo sarà: “Le attuali tecniche ed i moderni materiali oggi a disposizione dell’odontoiatria permettono di mantenere o addirittura migliorare l’estetica del sorriso relegando ai ricordi del passato il colore scuro di un dente devitalizzato”.

Walking bleach - Dente nero

Dente scuro devitalizzato anni fa, prima e dopo tre sedute di walking bleach

Dr. Fabio Betteti

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1983. È stato allievo del dott. Gianfranco Carnevale frequentando il corso biennale di perfezionamento in Parodontologia (1987-1988). Si è perfezionato in Implantologia sotto la guida del Prof. Ugo Consolo all’Università di Modena e Reggio Emilia (2005). Ha inoltre frequentato corsi nazionali e internazionali di aggiornamento e perfezionamento in chirurgia parodontale e implantare e corsi di endodonzia. Si occupa prevalentemente di endodonzia e terapia parodontale.

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