Qual è l’effetto del vino sui denti?

Andrea Faggian

Andrea Faggian

Qual è l’effetto del vino sui denti?

L’esposizione prolungata della bocca agli elementi acidi del vino può contribuire a creare un ambiente ideale all’insorgenza di carie o erosione dentale. Un’adeguata prevenzione può però arginare questi problemi e far tirare un sospiro di sollievo a tutti gli appassionati di vino.
Leggiamo insieme questa intervista al Dr. Andrea Faggian pubblicata sul Corriere Vinicolo.

È una questione sottovalutata e di cui poco si parla, ma chi si trova ad assaggiare e degustare frequentemente e in maniera continuativa vino dovrebbe porre in atto alcune strategie preventive per non incorrere in possibili degenerazioni dei tessuti duri dei denti. I rischi per smalto e dentina solitamente non riguardano i consumatori normali che possono tranquillamente continuare a gustare il loro bicchiere di vino, ma interessano soprattutto quei professionisti come enologi, sommelier, degustatori, che appunto per motivi legati allo svolgimento del proprio lavoro si trovano a tenere in bocca – e non ingerire – il vino per molto tempo durante la giornata e così facendo fanno sì che in bocca si crei e soprattutto permanga – come vedremo – un ambiente acido che a determinate condizioni potrebbe favorire l’insorgere di carie e/o erosione dentale. Il condizionale è d’obbligo, perché tale situazione a rischio si può veri care o meno, tutto dipende dal personale metabolismo e stato di salute del singolo.
Per capire meglio come funziona l’equilibrio chimico della nostra bocca e come si possano prevenire eventuali problematiche, ne abbiamo parlato con il dott. Andrea Faggian, laureato in Odontoiatria e perfezionato in Parodontologia ed Implantologia Orale e Maxillo-Facciale, titolare di Faggian Clinic a Zero Branco (TV).

Cosa succede in bocca quando viene introdotto un alimento acido, ad esempio come il vino?

In maniera repentina si innalza l’acidità. I denti invece normalmente vivono in un ambiente neutro, con un pH che varia da 6,8 a 7,8; quando questo pH si abbassa, portandosi a un valore al di sotto di 6,2, i denti nella zona delle radici o a livello della dentina, che è la parte interna del dente, proprio per un motivo chimico cominciano a “sciogliersi” letteralmente; lo smalto si scioglie sotto un valore di pH di 5,5.
Se il metabolismo funziona perfettamente e si è in buone condizioni di salute, il pH in bocca si abbasserà sì molto velocemente fino a un pH intorno a 3, ma la capacità tampone della saliva sarà in grado di intervenire e riportare in breve tempo le condizioni della bocca a quelle originarie, cioè con un pH neutro.
La capacità tampone è infatti la capacità di un sistema chimico, in questo caso la saliva, di riportare il pH a una neutralità dopo un’aggressione acida o basica.
Viceversa, se per i motivi più diversi ci troviamo di fronte a soggetti con una saliva già particolarmente acida, la cui capacità tampone magari non funziona o ancora in cui è presente una ora batterica particolarmente aggressiva… i denti – a meno di non mangiare un alimento basico o di non sciacquare con una soluzione basica – restano in un ambiente estremamente acido per molto tempo, andando quindi incontro a fenomeni degenerativi quali carie o demineralizzazioni. Non demonizziamo però il vino, l’innalzamento dell’acidità avviene anche con la birra, le spremute o le bevande gassate. Queste ultime abbassano il pH a livelli anche peggiori di quelli del vino.

Cosa avviene di preciso?

Se in bocca sono presenti anche dei batteri particolari – quali lo Streptococcus Mutans e/o il Lactobacillus Acidofilus, che rispettivamente causano la carie e ne peggiorano la gravità – e ho un pH acido avrò un gran numero di carie difficilmente controllabili. Se non ci sono questi due tipi di batteri, ma la saliva non riesce a tamponare, non avrò carie ma andrò incontro a fenomeni di erosione chimica, che modificano volume, forma e dimensioni dei denti.
Le macro variabili in gioco che intervengono sono molte, ma le più importanti per i problemi che abbiamo discusso sono sostanzialmente tre: l’acidità della saliva, la sua capacità tampone e l’acidità della placca batterica presente in bocca. Tutti parametri che variano da persona a persona.

Per un’efficace prevenzione bisogna capire qual è la particolare situazione della nostra bocca e se siamo “soggetti a rischio”?

Certamente. Oggi sono disponibili diversi kit analitici che consentono di avere un quadro dettagliato della situazione chimica della bocca: funzione delle ghiandole salivari, quantità e consistenza della saliva prodotta, pH e velocità di flusso, capacità tampone, pH della placca batterica, presenza di batteri pericolosi ecc…
Conosciuta la situazione di partenza, possiamo apportare delle terapie mirate in corrispondenza delle variabili alterate. 
Il test fornisce parametri oggettivi che possono e devono essere riverificati alla luce della terapia prescritta: stiamo infatti parlando di equilibri chimici e metabolici che sono dinamici e possono modificarsi con il modificarsi delle condizioni. Se il rischio è basso viene ripetuto anche una volta all’anno, se medio ogni sei mesi, se alto ogni tre. Bisogna controllare frequentemente la situazione in rapporto all’alimentazione, allo stato di salute, ai farmaci che vengono assunti ecc…, in modo da assicurarsi di essere sempre all’interno di parametri non potenzialmente rischiosi. Questo tipo di approccio oggi assicura una percentuale di successo nella gestione di carie ed erosione pari all’80%.

Ci sono cure o accorgimenti che possono essere messi in atto, ad esempio, dopo l’assunzione del vino?

Non c’è una regola, ogni caso è individuale. In generale possiamo dire che uno scarso funzionamento delle ghiandole salivari minori può essere migliorato con una maggior assunzione di liquidi. Se migliora la salivazione, migliora anche la sua consistenza e il suo pH. Se ho un problema invece maggiormente legato alla placca, sarà su questo aspetto che concentrerò la mia attenzione per riequilibrarne il pH ecc…
Un piccolo e semplice accorgimento per riportare il pH a valori neutri, per esempio, può essere – dopo aver assaggiato e sputato il vino – fare uno sciacquo di acqua e bicarbonato così da “rimettere in sicurezza” nell’arco di pochi secondi le parti minerali della bocca: dentina, colletti, smalto ecc…
 È una cosa banalissima, però potrebbe alterare le percezioni degustative. Per un utente professionale è sicuramente migliore un approccio preventivo.

Dr. Andrea Faggian

Allievo dei maggiori esponenti mondiali della Chirurgia Parodontale Classica, della Chirurgia Plastica Mucogengivale, della Chirurgia Implantare Avanzata, della Protesi Parodontale e della Protesi Estetica continua a frequentare numerosi corsi in Italia ed all’estero. Socio SIDP (Società Italiana di Parodontologia), socio EFP (European Federation of Periodontology), socio AIOP (Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica). Ha partecipato in qualità di relatore a congressi Nazionali di Protesi e Parodontologia.

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