Apnee notturne: come riconoscerle

Dora Bigolin

I sintomi delle apnee del sonno

Tutti sappiamo cosa significa russare perché abbiamo sentito qualcuno produrre quel tipico rumore mentre dorme, ma forse non tutti abbiamo “sentito” un’apnea nel sonno. In effetti è qualcosa che non si sente proprio perché non si percepisce più il respiro di chi ci dorme accanto. Quando questo fenomeno si presenta con una certa frequenza, occorre capire perché succede e cosa comporta. È una situazione paragonabile all’avere sempre molta sete, per poi scoprire che si ha un livello di zuccheri molto alto nel sangue a causa del diabete.

Fare una diagnosi è il primo passo per poter guarire. Avere 4 o 5 apnee notturne in un’ora è del tutto normale, ciò che deve allarmare invece è quando il numero aumenta raggiungendo anche 60 o più apnee in una arco di soli 60 minuti.

I Rischi delle apnee ostruttive notturne

Il quadro patologico associato a questi fenomeni è definito OSAS, ossia Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno e, anche se le sue conseguenze sono sconosciute ai più, questo non significa che non siano rilevanti.

Per una serie di ragioni, tra cui l’essere in sovrappeso, avere un’età superiore ai 50 anni o una particolare conformazione scheletrica, durante il sonno mentre non si è coscienti, le vie aeree hanno un cedimento, interrompendo l’afflusso dell’aria ai polmoni e facendo, quindi, calare il livello di ossigeno nel sangue. 


Ciò determina un micro risveglio e provoca uno stimolo al cuore perché pompi più sangue, per sopperire alla bassa ossigenazione del sangue. Il soggetto può anche non essere cosciente del risveglio, ma esce comunque dalla fase di sonno profondo che rappresenta la vera fase ristorativa nella notte.  

Osas e sonnolenza diurna

Quando la frequenza dei fenomeni apneici incrementa, può capitare persino che nel breve intervallo tra due episodi non si riesca a raggiungere la fase di sonno profondo. Il risultato può essere la sensazione di non aver riposato bene, con conseguenti mal di testa e una stanchezza persistente, che può sfociare in una sonnolenza invincibile durante in giorno. 
A volte si può arrivare ad alterazioni dell’umore e della performance lavorativa e, in soggetti che sono costretti a spostarsi molto (come ad esempio gli autisti), è sempre in agguato il pericolo di incidenti stradali.  

Osas come fattore di rischio per ipertensione, infarti e ictus

Anche il soggetto che non soffre di sonnolenza andrà comunque incontro a conseguenze emodinamiche: il continuo stimolo per il cuore a pompare più in fretta determina nel tempo delle alterazioni dei vasi sanguigni, con irrigidimento delle pareti e conseguente ipertensione, che può sfociare anche in infarti o ictus.

Quando la pressione è alta e la causa è ignota si parla di ipertensione idiopatica. Alla luce di queste conoscenze è probabile che in una buona parte dei pazienti per cui non si conosce la causa di ipertensione, questa sia da ricondurre alle apnee nella notte. È possibile allora che individuando e informando i soggetti a rischio di Osas si arrivi ad abbassare l’incidenza degli accidenti cerebrovascolari. 


Porre maggiore attenzione alle proprie sensazioni di stanchezza o alla propria pressione sanguigna può essere sufficiente a fare il primo passo verso l’individuazione e risoluzione del problema.

Se vuoi saperne di più, ecco una pagina dedicata alle Terapia e al trattamento dell’Osas e del russamento.

Dr.ssa Dora Bigolin

Laureata in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università di Padova nel 1990, si è in seguito perfezionata in Ortodonzia sotto la guida del Prof. J. Bednar della Boston University e presso la Tweed Foundation.

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