Parodontite e diabete

Fabio Betteti

Fabio Betteti

La correlazione parodontite-diabete

Oggi è sempre più frequente leggere, anche in riviste non specialistiche ed in siti “divulgativi” in rete, di una correlazione esistente tra la parodontite ed il diabete.

È ovvio a questo punto che il lettore, magari affetto da diabete e/o piorrea, si ponga la domanda:

“ Cosa lega parodontite e diabete, due patologie apparentemente così distanti tra di loro?“

Vediamo di dare una risposta semplice e chiara al quesìto.
La malattia parodontale è una patologia orale infiammatoria cronica distruttiva che colpisce i tessuti di sostegno del dente. È causata da un’infezione multi-batterica, con il concorso della predisposizione genetica dell’individuo alla malattia stessa e in associazione a stili di vita poco salutari (come scarsa igiene orale e fumo di sigaretta). La malattia ha un andamento progressivo discontinuo, nel senso che, se non curata, tra fasi quiescenti e di attività che si alternano la prognosi è comunque infausta per la conservazione del dente.

Il diabete rappresenta una malattia metabolica complessa, con vari gradi di complicanze sia sistemiche che orali. La malattia diabetica si sviluppa in seguito ad un difetto di produzione o ad un alterato impiego di insulina. Il diabete mellito è classificato in due tipi: tipo 1 e tipo 2. Il diabete tipo 1 si sviluppa a causa di un’alterata produzione di insulina, quello tipo 2 è provocato da una carenza nell’utilizzo di questo ormone deputato alla regolazione del metabolismo degli zuccheri nell’organismo umano. Il diabete tipo 1 dipende dalla distruzione delle cellule Beta del pancreas che producono l’insulina, distruzione dovuta fondamentalmente ad un meccanismo auto-immune. Nel 90% dei casi la diagnosi di diabete tipo 1 viene fatta prima dei 21 anni di età, da cui anche il termine di “diabete giovanile” o “diabete insulino-dipendente”. Nel diabete tipo 2, causato da una resistenza all’insulina, l’insorgenza dei sintomi è più graduale e meno grave e la diagnosi in genere viene fatta dopo i 40 anni, perciò viene definito anche “diabete dell’adulto” o “diabete non insulino-dipendente”.

La parodontite come complicanza del diabete mellito

La ricerca scientifica inerente la malattia parodontale ha dimostrato che il diabete tipo 2 (80-90% circa del totale dei pazienti diabetici) è un fattore di rischio aggravante per la patologia parodontale. Le pubblicazioni scientifiche sull’argomento erano già presenti nei primi decenni del secolo scorso tanto che negli anni ’30 era in uso il termine “parodontopatia diabetica”. Da allora ad oggi una moltitudine di studi hanno confermato le correlazioni tra parodontite e diabete: la malattia parodontale è significativamente più frequente nei pazienti affetti da diabete mellito, inoltre la velocità di progressione della parodontite e la perdita dei denti sono molto più evidenti rispetto ai pazienti non diabetici. La peculiarità del diabete come fattore di rischio per l’incidenza e la progressione della malattia parodontale è stata analizzata in numerosi lavori scientifici che hanno confermato, in modo inequivocabile, come questo rischio non è correlabile all’età, al sesso, alla quantità di placca e tartaro presente. Tutto ciò ha portato a riconoscere la parodontite come la sesta complicanza del diabete mellito quando la malattia metabolica non è ben controllata dalla terapia (Loe H. 1993).

Le altre cinque complicanze del diabete sono: la retinopatia, la neuropatia, la nefropatia, le malattie cardiovascolari e quelle vascolari periferiche (vedi la gangrena dei piedi).

L’iperglicemia aumenta il rischio di parodontite

Perché l’iperglicemia nel diabetico lo fa diventare un paziente a rischio elevato per la parodontite?
L’iperglicemia (l’eccesso di zuccheri nel sangue) favorisce lo sviluppo della flora batterica orale ed in particolare le specie anaerobiche parodontopatiche. I pazienti diabetici presentano una esagerata risposta infiammatoria legata alla presenza di una alterata risposta immunologica dell’ospite verso l’aggressione batterica. L’infiltrazione delle cellule infiammatorie nei tessuti gengivali, al fine di proteggerli dall’aggressione e invasione microbica, finisce paradossalmente per essere la responsabile della perdita delle fibre di collagene e dell’osso. Inoltre, lo stato di iperglicemia contribuisce a ridurre la proliferazione e la crescita dei fibroblasti, con relativa minor sintesi di collagene anche a livello della gengiva e del ligamento parodontale. Si riduce anche la produzione di matrice organica dell’osso per inibizione degli osteoblasti e aumento dell’attività collagenolitica.

Si hanno quindi nel diabetico non compensato, dei difetti di rimodellamento ed una rapida degradazione del collagene sintetizzato ex-novo, per compensarne la perdita, peggiorando così sia la progressione stessa della parodontite sia la risposta al trattamento parodontale rispetto ai pazienti non diabetici e ai pazienti diabetici sotto controllo metabolico. Si aggiungano le alterazioni del microcircolo capillare gengivale che si determinano in un ambiente iperglicemico e che portano ad un peggioramento dell’ ossigenazione cellulare, dell’eliminazione dei prodotti metabolici, della migrazione delle cellule immunocompetenti e della diffusione degli anticorpi prodotti.

La malattia parodontale complica a sua volta il diabete

È importante sottolineare come la ricerca ha confermato la bi-direzionalità della correlazione tra malattia parodontale e diabete (Kidambi S, Patel SB 2008). Il controllo dei valori glicemici si associa ad una migliore risposta dell’ospite nei confronti delle infezioni parodontali e, di contro, il controllo della malattia parodontale abbasserebbe le richieste di insulina e migliorerebbe le condizioni del paziente diabetico.

Negli ultimi anni si sono sempre più accumulate evidenze scientifiche che dimostrano come la malattia parodontale aumenti lo stato infiammatorio cronico del paziente diabetico comportando un maggior rischio di scompenso metabolico e di complicanze. I batteri sottogengivali organizzandosi in biofilm rappresenterebbero una carica batterica consistente e continua ed una fonte costante di tossine in grado di guadagnare il circolo sistemico e raggiungere il pancreas. Così pure i fattori infiammatori liberati nel contesto dell’infiammazione cronica parodontale, potrebbero essere veicolati dal circolo sanguigno ed essere così trasportati fino alla ghiandola pancreatica, dove continuerebbero ad esplicare i loro effetti dannosi. A conferma di tutto questo, la ricerca ha dimostrato che il trattamento della parodontite comporta un netto miglioramento degli outcomes della malattia diabetica.

Da tutto ciò scaturisce la raccomandazione – sostenuta dalla comunità medica – che la parodontite nel soggetto diabetico debba essere trattata e che il paziente partecipi ad un programma di monitoraggio periodico con l’obiettivo di preservare la salute parodontale e la funzione masticatoria.

In conclusione si può dire che parodontite e diabete sono correlate in entrambe le direzioni: un buon controllo del diabete permette di ottenere risultati migliori nel trattamento della malattia parodontale e viceversa, un buon controllo dello stato di salute parodontale nel paziente diabetico migliora il decorso di questa malattia metabolica.

Dr. Fabio Betteti

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1983. È stato allievo del dott. Gianfranco Carnevale frequentando il corso biennale di perfezionamento in Parodontologia (1987-1988). Si è perfezionato in Implantologia sotto la guida del Prof. Ugo Consolo all’Università di Modena e Reggio Emilia (2005). Ha inoltre frequentato corsi nazionali e internazionali di aggiornamento e perfezionamento in chirurgia parodontale e implantare e corsi di endodonzia. Si occupa prevalentemente di endodonzia e terapia parodontale.

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