Come aiutare i pazienti a selezionare la terapia per il successo a lungo termine?

Qual è il giusto valore di un trattamento odontoiatrico?

Giovedì 29 dicembre il quotidiano La Stampa presentava, con titolo e richiamo in prima pagina, un articolo intitolato “In viaggio coi pendolari dei denti”. Attratto dal titolo, ho letto con molta attenzione il pezzo anche perché era all’interno di una sezione intitolata “L’Italia che cambia”. L’articolo parla di un servizio navetta che parte a mezzanotte da Cuneo per Parenzo in Croazia, 700 chilometri, due-tre volte la settimana.

“Il primo viaggio è gratis, così come visita, lastra panoramica, consulto e preventivo. Si arriva alla clinica alle 7,30 e i pazienti in attesa possono usufruire gratuitamente di wi-fi e bevande calde. Alle 8 iniziano le visite. I nuovi clienti sono sottoposti alla panoramica e poi alla visita. L’estrazione di un dente varia tra i 25 e i 35 euro. Per quanto riguarda le protesi: dalla corona provvisoria di 22 euro a quella in ceramica su zirconio a 350 euro; lo sbiancamento va da 53 euro ai 166. Una tac 144. Si può pagare con carta di credito, bancomat, bonifico o contanti e i clienti del servizio autonoleggio hanno uno sconto del 20%. In questo policlinico spiegano che sviluppano un piano di terapia implantologica attraverso l’aiuto di uno scanner digitale computerizzato Iluma cone beam 3-D che consente la visualizzazione delle strutture dentali in tre dimensioni… Verso le 14 si riparte. Chi ha subito l’estrazione di uno o più denti è dotato di mascherina, borsa del ghiaccio e le medicine da prendere senza dover andare in farmacia una volta rientrato in Italia. Nessuno si lamenta, stanchezza ed effetto anestesia invitano al sonno. Sette ore e si arriva a casa.“

Non voglio certo sollevare dubbi sulla professionalità dei colleghi croati, anche se sempre più frequentemente mi capita di dover intervenire di nuovo su pazienti trattati con modalità simili, quanto sulle possibilità di fornire cure appropriate in simili condizioni. Da sempre tutti, anche noi soci SIdP, cerchiamo la convenienza. Quello che in realtà mi pare strano, e probabilmente anche per colpa nostra, è che non si comprenda l’enorme differenza che esiste tra l’acquisto di un bene (anche costoso) e un trattamento odontoiatrico.

Purtroppo, il trattamento odontoiatrico è percepito ancora da molti come una disgrazia simile alla rottura delle tubature del bagno o al portare l’auto dal carrozziere dopo un incidente. E allora se ti capita la disgrazia, tanto vale cercare di risolverla prima possibile, tentando di risparmiare il più possibile. Credo che sia giunto il tempo, dopo aver discusso per anni se sia meglio la chirurgia o resettiva o rigenerativa, che noi intensifichiamo lo sforzo per illustrare alla popolazione il valore della salute orale. Perché non siamo ancora riusciti a trasmettere il nostro desiderio di accompagnare i pazienti ad avere una bocca più sana durante tutta la vita? E che spesso non necessariamente è indispensabile spendere subito una grossa cifra? Siamo convinti che una delle cose principali, ancor prima di stilare preventivi con grosse cifre, è il miglioramento dello stile di vita da parte dei pazienti. Anzi, più la situazione è tragica, maggiore deve essere il coinvolgimento del paziente.

E questo è a costo zero, o, spesso, addirittura con un risparmio economico assoluto. Perché non siamo riusciti ancora a trasmettere questo messaggio? Come fanno i colleghi croati a fare diagnosi corretta e stilare un progetto terapeutico in così poco tempo? Se sono così bravi, perché non li incontriamo mai nelle sessioni principali degli importanti congressi internazionali? Tra l’altro, più il caso clinico è complesso, e quindi il presunto risparmio è maggiore, più le variabili da prender in considerazione sono tante e i tempi si allungano.

Come sapete, uno degli argomenti che si tratta più frequentemente ora è il trattamento delle complicanze. Ma se in Croazia la biologia segue le stesse regole e presenta le stesse probabilità di eventi avversi, cosa succede a quel paziente trattato a 700 km di distanza? Esiste più che mai uno scollamento tra quanto viene comunicato ai pazienti e la realtà delle cure odontoiatriche. Davvero il decreto Bersani, che voleva liberalizzare la pubblicità in campo medico per aiutare le fasce più deboli, ha ulteriormente aggravato la situazione.

L’impressione è che le maggiori vittime siano proprio le persone con minori strumenti culturali e che avrebbero paradossalmente maggior bisogno di cure dedicate. E allora altri interrogativi attraversano la mia mente: quanto tempo dedicano in questo “paradiso del sorriso” a motivare un paziente a un’igiene domiciliare corretta? E quando valutano la risposta individuale dei tessuti dopo la preparazione iniziale? Diventa importante ribadire che il piano di terapia (e il relativo prospetto di tempi e costi), può, nella maggior parte dei casi essere stilato solo molto tempo dopo la prima visita. E non esistono scorciatoie geografiche o informatiche!

Credo che la vera sfida per il futuro sia quella di individuare gli strumenti ideali per capire:

– Come motivare i pazienti nella scelta consapevole della cura ideale per loro;

– Come coinvolgere i pazienti attivamente per il successo della terapia;

– Come aiutare i pazienti a valutare la reale qualità del trattamento. La sfida è difficile, ma non credo che possa più essere rimandata, per aiutare “l’Italia che cambia”, ad andare nella direzione giusta.

Articolo di Mario Roccuzzo, tratto da SidPpunto.in, n.3 (Marzo 2017)

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