Carie dentale: guida completa a cause, sintomi, stadi e cure
2 Dicembre 2025 | Tommaso Cappellin
2 Dicembre 2025 | Tommaso Cappellin
La carie dentale, meglio indicata come malattia cariosa è una delle patologie più diffuse al mondo, capace di colpire persone di ogni età e di compromettere seriamente la salute orale se trascurata. Comprendere cos’è la carie, come si sviluppa e quali segnali devono metterci in allarme rappresenta il primo passo per proteggere i nostri denti e mantenere un sorriso sano nel tempo.
Questa guida nasce con l’obiettivo di fornire informazioni scientifiche ma accessibili su tutti gli aspetti della carie dentale: dalle cause scatenanti ai sintomi che possono manifestarsi, dagli stadi evolutivi della malattia alle moderne opzioni terapeutiche disponibili. Che tu sia un adulto preoccupato per la propria salute orale, un genitore attento al benessere dei propri figli, o un portatore di apparecchio ortodontico o di restauri dentali, troverai qui le risposte alle tue domande più importanti.
L’articolo esplorerà la differenza fondamentale tra una carie piccola, ancora agli stadi iniziali, e una carie profonda che ha già compromesso i tessuti più profondi del dente, spiegando perché la diagnosi precoce può fare un’enorme differenza in termini di invasività delle cure, costi e prognosi. Scopriremo insieme perché è davvero necessario rivolgersi al dentista, quali strategie preventive mettere in atto quotidianamente e come i controlli periodici possano salvaguardare la nostra salute dentale nel lungo periodo.
Carie dentale o più specificatamente malattia cariosa: cos’è, cause e fattori di rischio
La carie dentale è una malattia cronica, infettiva e multifattoriale che colpisce i tessuti duri del dente, principalmente lo smalto e la dentina, causando una progressiva demineralizzazione e distruzione della struttura dentaria. Questa patologia rappresenta ancora oggi uno dei problemi odontoiatrici più comuni, nonostante i progressi nelle strategie preventive.
Il meccanismo alla base della formazione della carie è di natura biochimica e coinvolge principalmente i batteri presenti nella placca dentale. Questi microrganismi, in particolare lo Streptococcus mutans, si nutrono degli zuccheri presenti nella nostra dieta e, attraverso un processo di fermentazione, producono acidi organici. Questi acidi abbassano il pH della superficie dentale, innescando un processo di demineralizzazione che erode progressivamente lo smalto dentale. Se questo attacco acido si ripete frequentemente e non viene contrastato dai meccanismi protettivi naturali, si forma una cavità che può espandersi in profondità fino a raggiungere la dentina e, nei casi più gravi, la polpa dentale.
La saliva svolge un ruolo fondamentale nella protezione contro la carie. Grazie alle sue proprietà tampone, la saliva è in grado di neutralizzare gli acidi prodotti dai batteri e di favorire la remineralizzazione dello smalto attraverso ioni calcio e fosfato. Condizioni che riducono il flusso salivare, come l’iposalivazione o la xerostomia (bocca secca), aumentano significativamente il rischio di sviluppare carie ai denti, poiché vengono meno questi meccanismi di difesa naturale. Inoltre, la saliva funziona da detergente e insieme a labbra, guance e lingua che strofinano sui denti contribuisce all’autodetersione del cavo orale.
I fattori di rischio per lo sviluppo della carie possono essere classificati in esogeni ed endogeni.
Tra i fattori esogeni, l’igiene orale inadeguata rappresenta la causa principale: quando lo spazzolamento non è efficace o viene eseguito troppo raramente, la placca batterica si accumula sulle superfici dei denti, creando un ambiente ideale per la proliferazione dei batteri cariogeni. L’eccesso di zuccheri nella dieta e, soprattutto, la frequenza degli spuntini zuccherati durante la giornata mantengono costantemente basso il pH orale, favorendo l’aggressione acida. Anche il fumo, l’alcol e una scarsa esposizione al fluoro aumentano la vulnerabilità dentale.
I fattori endogeni includono:
– la predisposizione individuale, che può variare da persona a persona in base alla composizione dello smalto e alla qualità della saliva. Alcuni soggetti presentano difetti congeniti dello smalto o solchi dentali particolarmente profondi che favoriscono la ritenzione di residui di cibo e placca batterica.
– la presenza di apparecchi ortodontici, corone o otturazioni con margini non perfettamente sigillati e debordanti rispetto all’anatomia del dente può creare nicchie dove i batteri si annidano più facilmente, dando origine a carie superficiale o, se non intercettate, a lesioni più estese.
È importante sottolineare che la carie dentale è una patologia largamente prevenibile. La fluoroprofilassi, attraverso l’uso quotidiano di dentifrici fluorati e, quando indicato, di applicazioni professionali di fluoro, rinforza lo smalto rendendolo più resistente agli attacchi acidi. Allo stesso modo, il controllo meccanico della placca attraverso spazzolamento e uso del filo interdentale o altri dispositivi di igiene orale rappresenta la strategia più efficace per mantenere la salute orale e prevenire sia le carie superficiali sia quelle più profonde.
Stadi della carie dentale: da carie superficiale a profonda
La carie dentale non si manifesta improvvisamente come una cavità: è un processo evolutivo che attraversa diversi stadi, ciascuno caratterizzato da specifiche caratteristiche anatomiche e cliniche. Comprendere questa progressione aiuta a capire perché l’intervento precoce sia così importante per preservare il più possibile la struttura dentaria originale.
Lesione iniziale o macchia bianca
Il primo stadio è rappresentato dalla lesione iniziale o macchia bianca/marrone: in questa fase si osserva una demineralizzazione superficiale dello smalto che si manifesta come un’area opaca, biancastra o marrone, priva della normale traslucenza dello smalto sano. Questa condizione è spesso reversibile: attraverso l’applicazione di fluoro ad alta concentrazione e un miglioramento dell’igiene orale, è possibile favorire la remineralizzazione del tessuto senza necessità di interventi invasivi. La lesione iniziale è asintomatica e può passare inosservata senza un esame professionale attento che si avvale anche di radiografie e/o dispositivi ottici.
Carie superficiale
Con il progredire della demineralizzazione si sviluppa una vera carie superficiale, caratterizzata dalla formazione di una piccola cavità confinata allo smalto dentale. A questo stadio il danno ha superato la soglia di reversibilità spontanea, ma rimane ancora limitato allo strato più esterno e resistente del dente. La carie superficiale può essere ancora priva di sintomi evidenti, oppure manifestarsi con una lieve sensibilità quando il dente viene esposto a sostanze dolci o acide. L’intervento a questo livello è minimamente invasivo e prevede la rimozione del tessuto cariato e il restauro con materiali estetici.
Estensione in dentina
Quando la lesione supera la giunzione amelo-dentinale ed entra nella dentina, si parla di estensione in dentina. La dentina è un tessuto meno mineralizzato dello smalto e contenente tubuli che comunicano con la polpa dentale: per questo motivo, una volta raggiunta la dentina, la carie tende a progredire più rapidamente e a manifestarsi con sintomi più marcati. La cavità diventa più profonda e ampia, e in una ridotta percentuale di casi il paziente inizia a sperimentare sensibilità aumentata agli stimoli termici (freddo e caldo) e alla masticazione. I residui di cibo tendono a incastrarsi nella cavità quando diventano molto estese, causando disagio e talvolta dolore.
Carie profonda
La carie profonda rappresenta uno stadio avanzato in cui si verifica un’ampia distruzione della dentina, con la lesione che si avvicina pericolosamente alla camera pulpare. A questo punto il rischio di compromissione della polpa dentale è elevato, e i sintomi diventano più intensi: il dolore può essere provocato da stimoli lievi e perdurare anche dopo la rimozione dello stimolo. La differenza tra una carie piccola e una carie profonda non è solo dimensionale, ma riguarda soprattutto la complessità terapeutica e la prognosi: mentre una lesione iniziale richiede un’otturazione semplice, una carie profonda può necessitare di tecniche più sofisticate o, nei casi peggiori, di una terapia canalare o dell’estrazione del dente.
Carie penetrante e perforante
Gli stadi ancora più avanzati includono la carie penetrante, che raggiunge la polpa senza tuttavia esporla completamente, e la carie perforante, in cui la cavità comunica direttamente con la camera pulpare. In entrambi i casi si sviluppa tipicamente una pulpite, un’infiammazione dolorosa della polpa che si manifesta con dolore intenso, spontaneo, spesso notturno e pulsante, scarsamente controllabile con i comuni analgesici. È doveroso sottolineare che a differenza delle credenze popolari, la terapia antibiotica non conferisce alcun beneficio e non trova indicazione in caso di pulpite.
Forme particolari di carie
Esistono poi forme particolari di lesioni cariose legate alla localizzazione anatomica:
– Carie radicolare: si sviluppa sulla superficie del colletto del dente o sul cemento radicolare esposto in seguito a recessione gengivale. È particolarmente insidiosa perché il cemento è meno resistente dello smalto e la progressione può essere rapida.
– Carie interdentale: si forma nelle aree di contatto tra due denti adiacenti, dove la pulizia è più difficoltosa e i residui di cibo tendono ad accumularsi. Spesso questa tipologia di carie rimane nascosta alla vista e viene scoperta solo attraverso radiografie durante i controlli periodici. Questa è la zona che si ammala più frequentemente nei pazienti adulti.
– Recidiva di carie: può svilupparsi ai margini o sotto otturazioni e corone preesistenti quando il sigillo e la forma non sono perfetti o l’igiene orale è inadeguata. Queste lesioni sono particolarmente subdole perché si formano in zone già trattate e possono passare inosservate fino a quando non causano sintomi o non vengono individuate radiograficamente.
Intervenire precocemente, quando la carie è ancora piccola e superficiale, permette di preservare maggiormente la struttura dentaria, ridurre l’invasività del trattamento, contenere i costi e minimizzare il rischio di complicanze. Al contrario, rimandare la cura consente alla lesione di evolvere verso gli stadi più profondi, con conseguenze cliniche e finanziarie ben più gravose.
Sintomi delle carie: come riconoscere una carie piccola
Uno degli aspetti più insidiosi della carie dentale è che nelle fasi iniziali si presenta spesso in modo del tutto asintomatico. Una carie piccola, confinata allo smalto, può non dare alcun segno della sua presenza, rendendo difficile per il paziente riconoscerla autonomamente e sottolineando l’importanza dei controlli periodici dal dentista.
Segnali precoci
I primi segnali che possono destare sospetto sono spesso di natura estetica piuttosto che dolorosa:
– Alterazioni cromatiche: lo smalto colpito dalla demineralizzazione iniziale perde la sua naturale lucentezza e assume un aspetto opaco, talvolta con la comparsa di macchie bianche gessose o, negli stadi leggermente più avanzati, di macchie marroni o nere.
– Residui di cibo: la tendenza di cibo e residui alimentari a incastrarsi ripetutamente nello stesso punto del dente, segno che potrebbe essersi formata una piccola cavità.
– Superficie irregolare: una superficie dentale che appare ruvida o irregolare al tatto della lingua o al passaggio del filo interdentale.
Sensibilità dentale
Con il progredire della lesione e il coinvolgimento della dentina, i sintomi diventano più evidenti e fastidiosi. La sensibilità dentale rappresenta il sintomo più comune: si manifesta come una sensazione acuta e transitoria quando il dente viene esposto a:
– Stimoli termici (cibi o bevande fredde o calde)
– Sostanze dolci o acide
– Masticazione
Questa ipersensibilità è dovuta alla stimolazione dei tubuli dentinali che comunicano con la polpa dentale. Inizialmente la sensibilità può essere lieve e scomparire rapidamente una volta rimosso lo stimolo, ma tende a intensificarsi man mano che la carie si approfondisce.
Dolore alla masticazione
Quando la carie raggiunge strati più profondi della dentina o si avvicina alla polpa, il dolore alla masticazione diventa un sintomo caratteristico. Il paziente avverte fastidio o vero e proprio dolore quando morde su quel dente o quando esercita pressione sulla zona interessata. Questo sintomo indica che la lesione è progredita e che la struttura del dente è significativamente indebolita.
Cavità visibile
La presenza di una cavità visibile o palpabile con la lingua è un segno inequivocabile di carie in stadio avanzato. Spesso il paziente si accorge di un “buco” nel dente o percepisce una superficie irregolare e ruvida al tatto. Può inoltre notare che un’otturazione preesistente si è scheggiata o che attorno ad essa si è formata una nuova cavità, segno di una recidiva cariosa.
Altri sintomi associati
– Alitosi persistente
– Percezione di un sapore sgradevole in bocca
Questi sintomi sono dovuti alla decomposizione dei residui di cibo intrappolati nella cavità e alla proliferazione batterica.
Sintomi della carie profonda
Quando la carie diventa profonda e coinvolge la polpa dentale, i sintomi assumono caratteristiche molto più drammatiche:
– Dolore spontaneo: compare senza uno stimolo apparente, rappresenta il segno di una pulpite in atto
– Dolore intenso: può essere continuo o intermittente
– Dolore notturno: si acutizza spesso di notte, disturbando il sonno
– Carattere pulsante: riflette l’infiammazione acuta e l’aumento della pressione all’interno della camera pulpare
– Scarsa risposta agli analgesici: i comuni analgesici da banco offrono un sollievo limitato e temporaneo
Diagnosi della carie dentale: visita, radiografie ed esami
La diagnosi accurata della carie dentale è un processo che va ben oltre la semplice ispezione visiva e richiede competenze professionali specifiche, strumenti dedicati e, spesso, indagini radiografiche. Il dentista dispone di un ventaglio di metodiche diagnostiche che permettono non solo di identificare la presenza di lesioni cariose, ma anche di valutarne con precisione l’estensione, la profondità e il rapporto con i tessuti circostanti.
Visita clinica
La visita clinica rappresenta il primo e fondamentale step diagnostico. Durante l’esame obiettivo, l’odontoiatra ispeziona attentamente tutte le superfici dei denti, utilizzando:
– Specchietti dentali
– Adeguata illuminazione per visualizzare anche le aree meno accessibili
– Asciugatura della superficie dentale con aria compressa: manovra importante perché permette di evidenziare le alterazioni dello smalto che potrebbero essere mascherate dalla saliva. Le lesioni iniziali, come le macchie bianche, diventano molto più visibili su un dente asciutto.
Sonda dentale
La sonda dentale è uno strumento diagnostico tradizionale che consente di esplorare le fessure e i solchi occlusali alla ricerca di aree di rammollimento dello smalto o di cavitazioni. L’uso della sonda richiede delicatezza: una pressione eccessiva su una lesione iniziale potrebbe infatti danneggiarla ulteriormente. Per questo motivo, le moderne linee guida raccomandano di limitare l’esplorazione con la sonda alle situazioni in cui altri metodi diagnostici non siano sufficienti.
Coloranti e transilluminazione
I coloranti rivelatori di placca possono essere impiegati per evidenziare la presenza di depositi batterici e per educare il paziente a migliorare le proprie tecniche di igiene orale. Esistono inoltre coloranti specifici per la diagnosi di carie, capaci di legarsi selettivamente alla dentina infetta, aiutando il clinico a distinguere il tessuto compromesso da quello sano durante le procedure di rimozione della carie.
La transilluminazione sfrutta una fonte di luce intensa per illuminare il dente e rilevare alterazioni della normale traslucenza dei tessuti. Le aree cariate appaiono come ombre scure perché la demineralizzazione altera il passaggio della luce. Questa tecnica è particolarmente utile per individuare carie interprossimali e fratture.
Radiografie
Le radiografie endorali, in particolare le radiografie bite-wing, rappresentano uno strumento diagnostico insostituibile per:
– Identificare le carie interprossimali (tra un dente e l’altro)
– Individuare lesioni nelle zone di contatto non visibili durante l’ispezione diretta
– Valutare l’estensione in profondità delle lesioni
– Verificare il rapporto con la camera pulpare
– Rilevare eventuali recidive sotto otturazioni o corone preesistenti
L’ortopanoramica offre una visione d’insieme dell’intera arcata dentaria ed è utile per inquadrare la situazione generale, anche se ha una risoluzione inferiore rispetto alle radiografie endorali per l’individuazione di piccole lesioni.
Tecnologie diagnostiche avanzate
Negli ultimi anni si sono diffuse tecnologie diagnostiche avanzate basate sulla:
– Fluorescenza
– Tecnologia a luce infrarossa
Questi strumenti permettono di rilevare le alterazioni dello smalto e della dentina in modo non invasivo, forniscono valori numerici correlati al grado di demineralizzazione e possono essere particolarmente utili per:
– Monitorare nel tempo l’evoluzione di lesioni iniziali
– Individuare carie nascoste in solchi e fessure
Sebbene promettenti, queste metodiche sono complementari e non sostituiscono l’esame clinico e radiografico tradizionale.
Diagnosi differenziale
Un aspetto importante della diagnosi è la diagnosi differenziale tra una semplice alterazione cromatica (macchia pigmentata o macchia da fluoro) e una vera lesione cariosa attiva. Non tutte le alterazioni dello smalto indicano una carie: alcune macchie scure possono essere innocue pigmentazioni superficiali o difetti congeniti dello smalto. L’esperienza del clinico e l’integrazione di diverse metodiche diagnostiche sono essenziali per una valutazione corretta.
Frequenza dei controlli
La frequenza dei controlli diagnostici dovrebbe essere personalizzata in base al profilo di rischio individuale:
Pazienti ad alto rischio (igiene scarsa, dieta ricca di zuccheri, xerostomia, storia di carie multiple):
– Controlli ogni 3-4 mesi
– Radiografie più frequenti
Pazienti a basso rischio (buona salute orale):
– Controlli ogni 6 mesi
– Radiografie ogni 12 mesi
Questa stratificazione del rischio permette un approccio preventivo mirato ed efficace, riducendo al minimo l’esposizione alle radiazioni pur garantendo una sorveglianza adeguata.
Quando rivolgersi al dentista: segnali d’allarme e urgenze
Sapere quando è necessario contattare tempestivamente il dentista può fare la differenza tra un intervento semplice e conservativo e una situazione che richiede trattamenti complessi o urgenti. Esistono segnali d’allarme che non dovrebbero mai essere sottovalutati e che richiedono una valutazione professionale rapida.
Il dolore spontaneo e notturno rappresenta uno dei segnali più importanti. Quando un dente inizia a far male senza uno stimolo apparente, soprattutto durante la notte disturbando il sonno, è molto probabile che la carie abbia raggiunto la polpa dentale causando una pulpite. Questo tipo di dolore è tipicamente intenso, pulsante e difficile da controllare con i comuni analgesici da banco. Non rimandare in questi casi è fondamentale: attendere significa prolungare inutilmente la sofferenza e rischiare che l’infiammazione evolva verso una necrosi della polpa con possibile formazione di ascesso.
Anche l’ipersensibilità marcata e persistente merita attenzione. Se un dente diventa improvvisamente molto sensibile al freddo, al caldo o al dolce, e questa sensibilità non si risolve rapidamente ma persiste o peggiora nel corso di giorni, è probabile che sia in corso una carie profonda o un’altra condizione patologica. Una sensibilità che inizialmente era lieve e occasionale ma che tende ad aumentare d’intensità è un chiaro segno di progressione della malattia.
I segni di infezione richiedono un intervento urgente. Il gonfiore gengivale localizzato vicino a un dente dolente, il gonfiore facciale, la comparsa di una raccolta purulenta (ascesso), la febbre e la difficoltà a masticare o ad aprire la bocca sono tutti sintomi che indicano che l’infezione si è diffusa oltre il dente ai tessuti circostanti. In queste situazioni, è necessario recarsi dal dentista o, se questo non fosse immediatamente disponibile, presso un servizio di pronto soccorso odontoiatrico. L’infezione dentale può avere conseguenze serie se non trattata adeguatamente e tempestivamente.
La frattura del dente o la comparsa improvvisa di una cavità visibile che si allarga rapidamente sono altri motivi per cercare assistenza odontoiatrica senza indugio. Una frattura può esporre la dentina o addirittura la polpa, causando dolore e aumentando il rischio di contaminazione batterica. Una cavità che aumenta di dimensioni indica una carie attiva e aggressiva che va arrestata prima che il danno diventi irreparabile.
Quando si sospetta una carie profonda, anche in assenza di dolore acuto, è importante non rimandare la visita. Come abbiamo visto, una lesione estesa può rimanere relativamente silente fino a quando non raggiunge la polpa: aspettare che il dolore diventi insopportabile significa perdere l’opportunità di salvare il dente con una terapia conservativa e dover ricorrere a interventi più invasivi come la devitalizzazione.
Particolare attenzione va prestata a bambini, donne in gravidanza e pazienti fragili (anziani, immunodepressi, diabetici). In questi soggetti, le infezioni dentali possono avere conseguenze più serie e la gestione clinica richiede accorgimenti specifici. Le donne in gravidanza, in particolare, dovrebbero affrontare eventuali problemi dentali in modo tempestivo, preferibilmente prima della gravidanza o durante il secondo trimestre, quando i trattamenti sono considerati più sicuri.
Nell’attesa della visita, ci sono alcune misure che possono offrire un sollievo temporaneo e ridurre il rischio di peggioramento. Mantenere un’igiene orale scrupolosa è essenziale: spazzolare delicatamente anche le zone dolenti e utilizzare il filo interdentale aiuta a rimuovere i residui di cibo e a controllare la proliferazione batterica. Evitare cibi zuccherati, acidi e molto caldi o freddi riduce gli stimoli dolorosi. È possibile assumere analgesici da banco come paracetamolo o ibuprofene, seguendo le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo, per controllare il dolore fino alla visita. Risciacqui con acqua tiepida e sale possono dare un po’ di sollievo nel caso di gonfiore gengivale.
È importante, tuttavia, non assumere antibiotici senza prescrizione medica. L’antibiotico non elimina la carie e non sostituisce il trattamento odontoiatrico: va prescritto solo dal professionista quando ci sono chiari segni di infezione diffusa. L’uso improprio di antibiotici contribuisce al fenomeno delle resistenze batteriche e può mascherare temporaneamente i sintomi senza risolvere il problema di fondo.
Per prenotare rapidamente una visita di controllo o urgente, è consigliabile contattare direttamente Faggian Clinic spiegando la situazione e i sintomi. Molti studi riservano spazi nell’agenda per le urgenze e sono in grado di fornire assistenza in tempi brevi, così come il nostro. Non esitare a chiedere un appuntamento prioritario se la sintomatologia è importante: il dentista valuterà la gravità della situazione e pianificherà l’intervento più appropriato.
Terapia della carie: trattamenti in base allo stadio
La terapia delle lesioni cariose varia significativamente in funzione dello stadio evolutivo della lesione. L’approccio terapeutico moderno si basa sul principio della “minima invasività”, che mira a preservare il maggior quantitativo possibile di tessuto dentale sano, intervenendo in modo proporzionato all’estensione del danno.
È importante sottolineare che la terapia delle lesioni cariose non è risolutiva della patologia cariosa. Se quest’ultima non viene controllata, le lesioni sono destinate a ripresentarsi periodicamente nel corso della vita. Ecco perché in Faggian Clinic lavoriamo su entrambi questi fronti, dando particolare importanza al test di cariorecettività. Con questo strumento siamo in grado di misurare quelle che sono le cause della patologia lavorando alla fonte del problema. La nostra esperienza clinica ci insegna che i pazienti collaboranti che seguono i consigli terapeutici derivanti dal test di cariorecettività sono in grado di ridurre quasi a zero lo sviluppo di nuove lesioni nel corso degli anni.
Carie iniziale: remineralizzazione e trattamenti al fluoro
Quando la carie si trova ancora allo stadio di lesione iniziale, sotto forma di macchia bianca senza cavitazione, è possibile arrestarne la progressione e favorire la remineralizzazione dello smalto senza ricorrere all’uso del trapano. I trattamenti al fluoro ad alta concentrazione rappresentano la strategia d’elezione: il dentista applica vernici o gel fluorati direttamente sulla superficie interessata durante le sedute di controllo. Il fluoro si incorpora nei cristalli di idrossiapatite dello smalto, formando fluoroapatite, un composto più resistente all’attacco acido. Associato a un miglioramento dell’igiene orale e a modifiche della dieta, questo approccio può arrestare o addirittura invertire il processo carioso nelle sue fasi più precoci.
Infiltrazione resinosa
Per alcune lesioni iniziali selezionate, in particolare quelle interprossimali ancora confinate allo smalto o alla dentina superficiale, è disponibile una tecnica innovativa chiamata infiltrazione resinosa. Questa metodica prevede l’applicazione di una resina a bassa viscosità che penetra nei pori dello smalto demineralizzato, sigillando la lesione e bloccandone la progressione senza necessità di rimuovere tessuto dentale sano con il trapano. È un’opzione minimamente invasiva che sta trovando sempre maggior impiego nella pratica clinica moderna.
Otturazioni in composito
Quando la carie ha creato una cavità che coinvolge lo smalto o la dentina ma non ha ancora raggiunto la polpa, il trattamento standard consiste nella rimozione del tessuto cariato e nell’otturazione della cavità con materiali estetici come i compositi. La procedura prevede l’anestesia locale per garantire il comfort del paziente, la rimozione accurata di tutto il tessuto infetto (utilizzando strumenti rotanti o manuali e, quando indicato, coloranti per verificare la completa eliminazione della carie), e il restauro del dente con resine composite che vengono modellate e fotopolimerizzate per ripristinare l’anatomia e la funzione originali. L’uso della diga di gomma, un foglio di lattice che isola il dente dal resto della cavità orale, è fondamentale per garantire un campo operatorio asciutto e privo di contaminazioni, ottimizzando l’adesione del materiale da restauro e la durata dell’otturazione nel tempo. Il composito trova indicazione per lesioni medio piccole.
Intarsi (inlay e onlay)
Quando la carie ha causato una distruzione più estesa della struttura dentaria ma il dente conserva ancora una buona parte di tessuto sano, gli intarsi rappresentano un’alternativa valida alle otturazioni dirette. Gli intarsi in ceramica vengono realizzati in laboratorio sulla base di un’impronta o di una scansione digitale del dente preparato, e successivamente cementati nella cavità. Gli inlay ricostruiscono la porzione interna del dente, mentre gli onlay e gli overlay ricoprono anche una o più cuspidi. Questo tipo di restauro offre una maggiore resistenza meccanica e una migliore sigillatura marginale rispetto alle otturazioni tradizionali, ed è particolarmente indicato per cavità ampie.
Corone protesiche
Quando la struttura residua del dente è talmente compromessa da rendere insufficiente un intarsio, si rende necessaria una corona protesica (o capsula). La corona ricopre interamente la porzione visibile del dente, proteggendolo e restituendogli resistenza meccanica. Prima di cementare la corona, è necessario rimuovere completamente il tessuto cariato, otturare eventuali cavità e, se necessario, ricostruire la porzione mancante con materiali adesivi. La corona può essere realizzata in metallo-ceramica, in ceramica integrale o in zirconia, a seconda delle esigenze estetiche e funzionali. Il restauro definitivo è sempre preceduto da delle corone provvisorie in resina.
Terapia canalare (devitalizzazione)
Quando la carie raggiunge la polpa dentale causando una pulpite irreversibile o una necrosi pulpare, diventa indispensabile ricorrere alla terapia canalare o devitalizzazione. Questa procedura prevede la rimozione della polpa infiammata o necrotica dai canali radicolari, la disinfezione accurata del sistema canalare, e il successivo riempimento tridimensionale degli spazi con materiali biocompatibili (guttaperca, cemento bioceramico e cemento canalare). Una volta completata la terapia endodontica, il dente va ricostruito con un’otturazione o, più frequentemente nei denti posteriori, con una corona protesica o un intarsio che lo protegga dalle fratture. Talvolta si rende necessario inserire all’interno dei canali radicolari dei perni che trattengano la ricostruzione del moncone. Il dente devitalizzato, pur avendo perso la vitalità, può rimanere in arcata e svolgere le sue funzioni per molti anni se adeguatamente restaurato.
Estrazione e sostituzione
Nei casi più gravi, quando la distruzione è talmente estesa da rendere il dente irrecuperabile o quando le condizioni del supporto parodontale sono gravemente compromesse, l’unica opzione terapeutica è l’estrazione. Una volta estratto il dente, è importante valutare le possibilità di sostituzione per evitare le conseguenze negative legate alla mancanza dentale (spostamento dei denti adiacenti, perdita ossea, problemi masticatori ed estetici). Le opzioni includono l’impianto dentale, che rappresenta oggi la soluzione più conservativa e funzionale, oppure un ponte protesico che si appoggia sui denti adiacenti.
Gestione del dolore e prognosi
Tutti i trattamenti della carie vengono eseguiti in anestesia locale per garantire il massimo comfort al paziente. Le moderne tecniche anestesiologiche e i farmaci disponibili permettono di lavorare in totale assenza di dolore. I tempi di trattamento variano a seconda della complessità: un’otturazione semplice può richiedere 30-60 minuti, mentre una terapia canalare complessa può necessitare di più sedute. La prognosi è generalmente eccellente per le lesioni trattate precocemente, mentre diventa più riservata per i denti gravemente compromessi.
Prevenzione della carie dentale: igiene, dieta e stili di vita
La prevenzione rappresenta l’arma più efficace contro la carie dentale. Adottare quotidianamente abitudini corrette di igiene orale, seguire una dieta equilibrata e sottoporsi a controlli periodici può ridurre drasticamente il rischio di sviluppare lesioni cariose, risparmiando tempo, denaro e fastidi legati ai trattamenti odontoiatrici.
Igiene orale domiciliare
Il fondamento della prevenzione è rappresentato dallo spazzolamento quotidiano dei denti. Le linee guida raccomandano di spazzolare i denti almeno due volte al giorno, idealmente tre, per una durata minima di due minuti a seduta. Lo spazzolino va tenuto inclinato a 45 gradi rispetto alla superficie dentale e alla gengiva, e i movimenti devono essere delicati ma efficaci, dalla gengiva verso il dente, senza esercitare una pressione eccessiva che potrebbe danneggiare lo smalto e retrarre le gengive. Gli spazzolini elettrici, se utilizzati correttamente, possono offrire una pulizia più efficiente rispetto a quelli manuali, soprattutto per persone con manualità ridotta o scarsa tecnica di spazzolamento.
Altrettanto importante è l’uso quotidiano del filo interdentale o degli scovolini interprossimali. Questi strumenti permettono di rimuovere la placca e i residui di cibo dalle zone di contatto tra i denti, dove lo spazzolino non arriva: è proprio in queste aree che si sviluppano frequentemente le carie interdentali. Il filo andrebbe passato almeno una volta al giorno, preferibilmente la sera prima di coricarsi.
I collutori e le mousse al fluoro possono rappresentare un complemento utile, ma non sostituiscono mai lo spazzolamento e l’uso del filo interdentale. I collutori sono particolarmente indicati per pazienti ad alto rischio cariogeno, per chi porta apparecchi ortodontici, o in presenza di ipersensibilità dentinale.
Tuttavia, il consiglio più importante che noi di Faggian Clinic possiamo darvi è di non usare il metodo “fai da te”. Gli strumenti per l’igiene orale sono personalizzati, ad esempio non in tutti i casi è indicato l’uso dello scovolino. Perciò, è importante selezionare gli strumenti e i prodotti insieme ai nostri igienisti dentali i quali vi istruiranno come utilizzarli nel modo corretto.
Dentifrici al fluoro
L’uso di dentifrici contenenti fluoro è uno dei pilastri della prevenzione della carie. Il fluoro, incorporato nello smalto, lo rende più resistente agli attacchi acidi e favorisce la remineralizzazione delle lesioni iniziali. Per gli adulti, si raccomandano dentifrici con una concentrazione di fluoro compresa tra 1000 e 1450 ppm (parti per milione). Per i bambini, le concentrazioni vanno adattate all’età: fino ai 6 anni si utilizzano dentifrici con 1000 ppm in quantità ridotta (una “sbavatura” o una quantità pari a un chicco di riso), mentre dai 6 anni in su si può passare a concentrazioni superiori. È importante non risciacquare eccessivamente la bocca dopo lo spazzolamento, per permettere al fluoro di agire più a lungo sulle superfici dei denti.
Sigillature dei solchi
Le sigillature consistono nell’applicazione di una resina fluida protettiva nei solchi e nelle fossette occlusali dei denti, in particolare dei molari, che sono le superfici più vulnerabili alla carie in età evolutiva. Questa procedura, totalmente indolore e non invasiva, crea una barriera fisica che impedisce ai batteri e ai residui di cibo di accumularsi nelle microscopiche irregolarità dello smalto. Le sigillature sono raccomandate per i bambini sui molari permanenti appena erotti, ma possono essere applicate anche negli adulti a rischio elevato. La loro efficacia protettiva dura diversi anni e può essere rinnovata se necessario.
Alimentazione e abitudini alimentari
La dieta gioca un ruolo cruciale nella prevenzione della carie. Ridurre la frequenza di assunzione di zuccheri è più importante della quantità totale consumata: ogni volta che introduciamo cibi o bevande zuccherate, il pH orale si abbassa, il glucosio viene metabolizzato dai batteri cariogeni e i cataboliti acidi attaccano lo smalto per circa 20-30 minuti. Consumare dolci concentrati in pochi momenti della giornata, seguiti da un’accurata pulizia dei denti, è preferibile a frequenti spuntini zuccherati.
L’acqua dovrebbe essere la bevanda principale, soprattutto fuori pasto. Bibite gassate, succhi di frutta, bevande energetiche e altre bevande acide erodono lo smalto e favoriscono la carie: vanno limitate il più possibile e, se consumate, è preferibile utilizzare una cannuccia per ridurre il contatto diretto con i denti.
Uno strumento utile per la prevenzione è rappresentato dai chewing-gum senza zucchero, in particolare quelli contenenti xilitolo. Masticare gomme dopo i pasti stimola la produzione di saliva, che aiuta a neutralizzare gli acidi e a rimuovere i residui di cibo. Lo xilitolo, inoltre, ha un effetto antimicrobico specifico contro i batteri cariogeni.
Stili di vita
Il fumo e l’alcol sono fattori di rischio per la carie. Il fumo riduce la produzione di saliva, favorisce l’accumulo di placca e compromette le difese immunitarie locali. L’alcol, oltre a essere spesso associato a una ridotta attenzione all’igiene orale, può causare disidratazione e iposalivazione. Smettere di fumare e moderare il consumo di alcolici contribuisce significativamente alla salute orale complessiva.
Mantenere una buona idratazione bevendo regolarmente acqua durante la giornata favorisce la produzione di saliva, che svolge un’azione protettiva naturale contro la carie. Questo è particolarmente importante per gli anziani e per chi assume farmaci che riducono la salivazione.
Igiene professionale e controlli periodici
Anche con un’eccellente igiene domiciliare, la pulizia professionale dei denti (ablazione del tartaro o detartrasi) rimane indispensabile. Il tartaro, che si forma dalla mineralizzazione della placca batterica, non può essere rimosso con il semplice spazzolamento e richiede strumenti professionali. Durante la seduta di igiene, l’igienista dentale rimuove placca e tartaro, lucida le superfici dentali e, quando indicato, applica fluoro topico.
La frequenza dei controlli odontoiatrici va personalizzata in base al rischio individuale. In generale, si raccomanda una visita ogni 6 mesi per i pazienti a basso rischio, mentre soggetti ad alto rischio (presenza di numerose otturazioni, scarsa igiene, dieta ricca di zuccheri, ridotto flusso salivare) possono necessitare di controlli più ravvicinati, anche ogni 2-3-4 mesi. Durante i controlli, il dentista e l’igienista valutano lo stato di salute orale, individua precocemente eventuali lesioni iniziali, e fornisce consigli personalizzati per ottimizzare la prevenzione.
Un approccio preventivo integrato e costante nel tempo rappresenta la migliore garanzia per mantenere denti sani e ridurre al minimo il rischio di dover affrontare cure complesse e costose.
Carie nei bambini e in gravidanza: prevenzione e cure sicure
La carie dentale può colpire anche i bambini fin dalla prima infanzia, e richiede approcci preventivi e terapeutici specifici. Allo stesso modo, la gravidanza rappresenta un periodo particolare in cui la salute orale necessita di attenzioni dedicate.
Carie nei bambini
Una forma particolarmente insidiosa nei bambini piccoli è la carie da biberon (o carie early childhood), che colpisce i denti da latte dei bambini di età inferiore ai 3 anni. Questa condizione è causata dall’esposizione prolungata e frequente dei denti a liquidi zuccherati, come latte (anche materno), succhi di frutta o bevande dolcificate, soprattutto quando il bambino si addormenta con il biberon o durante l’allattamento notturno prolungato. I denti più colpiti sono gli incisivi superiori, che possono cariarsi in modo aggressivo e diffuso. Per prevenire la carie da biberon è fondamentale evitare di far addormentare il bambino con il biberon contenente liquidi dolci, preferendo acqua se necessario, e pulire le gengive e i primi dentini dopo ogni pasto con una garza umida o uno spazzolino morbido.
Le prime abitudini di igiene orale vanno instaurate fin dall’eruzione del primo dentino. I genitori devono occuparsi dello spazzolamento dei denti dei bambini piccoli, utilizzando uno spazzolino morbido a testina piccola e una minima quantità di dentifricio fluorato appropriato all’età. Fino ai 6-7 anni, il bambino non ha la manualità sufficiente per pulire efficacemente i propri denti: è quindi importante che i genitori supervisionino e completino la pulizia, soprattutto la sera prima di dormire.
La fluoroprofilassi pediatrica è un argomento delicato: in Italia, è controindicato somministrare integratori al fluoro ai bambini.
Le sigillature sui molari permanenti appena erotti (intorno ai 6 anni per i primi molari e ai 12 per i secondi) rappresentano un’efficace misura preventiva. Applicati precocemente, proteggono i solchi profondi dei denti posteriori, che sono particolarmente suscettibili alla carie nei primi anni dopo l’eruzione.
La prima visita odontoiatrica dovrebbe avvenire entro non oltre i 3 anni di età. Questi controlli precoci permettono al dentista di valutare lo sviluppo dentale, intercettare precocemente eventuali problemi, e fornire ai genitori indicazioni personalizzate su igiene, dieta e fluoroprofilassi. Visite regolari fin dall’infanzia aiutano inoltre il bambino a familiarizzare con l’ambiente odontoiatrico, riducendo l’ansia e favorendo una collaborazione positiva.
È fondamentale sottolineare che le carie ai denti da latte non vanno trascurate. Sebbene i denti decidui siano destinati a cadere, essi svolgono funzioni importantissime: permettono una corretta masticazione e fonazione, mantengono lo spazio per i denti permanenti e contribuiscono allo sviluppo armonico delle arcate dentali. Una carie non curata può causare dolore, infezioni, perdita precoce del dente con conseguente perdita di spazio per il successore permanente, e può compromettere la salute generale del bambino.
Gravidanza e salute orale
Durante la gravidanza, le donne sperimentano cambiamenti ormonali, vascolari e immunitari che aumentano il rischio di problemi orali, inclusa la carie dentale. La nausea e il vomito tipici del primo trimestre espongono ripetutamente i denti agli acidi gastrici, favorendo l’erosione dello smalto. Il reflusso gastroesofageo, frequente in gravidanza, ha un effetto simile. Inoltre, molte donne tendono a fare spuntini più frequenti per controllare la nausea, aumentando il numero di attacchi acidi quotidiani sullo smalto dentale.
Anche le modifiche della composizione salivare e la tendenza alla gengivite gravidica (infiammazione delle gengive dovuta alle variazioni ormonali) possono indirettamente influenzare il rischio di carie. Una scarsa salute orale durante la gravidanza è stata inoltre associata a complicanze come parto pretermine e basso peso alla nascita, sebbene il meccanismo causale non sia ancora completamente chiarito.
Per quanto riguarda i trattamenti odontoiatrici in gravidanza, è importante sapere che le cure dentali sono sicure e possono essere eseguite in qualsiasi trimestre, anche se il secondo trimestre è generalmente considerato il periodo più confortevole per la paziente. L’anestesia locale con adrenalina può essere utilizzata in sicurezza nelle dosi standard. Le radiografie, quando strettamente necessarie, possono essere eseguite con le dovute protezioni (grembiule piombato, collare tiroideo), anche se è preferibile rinviarle al termine della gravidanza se non urgenti.
È fondamentale che le donne in gravidanza non trascurino problemi dentali per timori infondati: un’infezione dentale non trattata rappresenta un rischio maggiore per la madre e il feto rispetto ai trattamenti odontoiatrici. Gli antibiotici (amoxicillina, eritromicina) e gli analgesici (paracetamolo) comunemente utilizzati in odontoiatria sono sicuri in gravidanza se prescritti correttamente.
Le raccomandazioni preventive per le donne in gravidanza includono: mantenere un’igiene orale meticolosa, risciacquare la bocca con acqua o collutorio al bicarbonato dopo episodi di vomito (evitare di spazzolare immediatamente per non danneggiare ulteriormente lo smalto indebolito dagli acidi), ridurre la frequenza degli spuntini zuccherati, sottoporsi a controlli odontoiatrici e sedute di igiene professionale durante la gravidanza.
L’educazione alimentare è importante sia per i bambini sia per le famiglie. Limitare dolci, caramelle, merendine confezionate e bevande zuccherate, preferendo frutta fresca, verdure, latticini e acqua, contribuisce significativamente alla prevenzione della carie. Insegnare ai bambini fin da piccoli l’importanza dell’igiene orale e di scelte alimentari consapevoli crea le basi per una buona salute orale che durerà tutta la vita.
Complicanze della carie non trattata
Trascurare una carie dentale e rimandare le cure necessarie può portare a complicanze progressivamente più gravi, che vanno ben oltre il semplice fastidio o disagio estetico. Comprendere i rischi associati alla mancata cura può motivare a non procrastinare il trattamento.
La prima complicanza che si verifica quando una carie profonda raggiunge la polpa è la pulpite, un’infiammazione acuta o cronica del tessuto pulpare. La pulpite irreversibile si manifesta con dolore intenso, spontaneo, pulsante, che si acutizza di notte e non risponde adeguatamente agli analgesici comuni. Se non trattata con una terapia canalare (link all’articolo sulla pulpite del dr. Betteti) tempestiva, la pulpite evolve inevitabilmente verso la necrosi pulpare, ovvero la morte del tessuto nervoso e vascolare all’interno del dente. Il dente necrotico diventa un focolaio di infezione batterica che può estendersi oltre l’apice radicolare nei tessuti circostanti.
Quando l’infezione supera l’apice del dente, si possono formare diverse lesioni periapicali. Il granuloma apicale è una lesione infiammatoria cronica caratterizzata da tessuto di granulazione che si forma in risposta alla presenza batterica; può essere asintomatico o causare dolore e gonfiore intermittente. Se non trattato, il granuloma può evolvere in una cisti radicolare, una cavità patologica delimitata da una capsula epiteliale contenente liquido, che tende ad espandersi lentamente nell’osso. La cisti richiede generalmente un trattamento chirurgico oltre alla terapia canalare.
L’ascesso dentale rappresenta una complicanza acuta e dolorosa in cui si forma una raccolta purulenta nei tessuti periapicali o parodontali. L’ascesso si manifesta con dolore intenso e pulsante, gonfiore localizzato che può estendersi al viso, difficoltà ad aprire la bocca (trisma), febbre e malessere generale. Può “fistolizzare”, cioè creare un tragitto verso la superficie gengivale o cutanea da cui fuoriesce il materiale purulento. L’ascesso richiede un trattamento d’urgenza che include il drenaggio della raccolta purulenta, la terapia canalare o l’estrazione del dente, e spesso una terapia antibiotica sistemica.
Nei casi più gravi e fortunatamente rari, l’infezione può diffondersi ai tessuti molli circostanti causando una cellulite, un’infezione batterica dei tessuti connettivi che si manifesta con gonfiore esteso, dolore, arrossamento e può progredire rapidamente. La cellulite facciale di origine dentale è un’urgenza medica che richiede ospedalizzazione, terapia antibiotica endovenosa e talvolta interventi chirurgici di drenaggio. In circostanze eccezionali, un’infezione dentale non controllata può avere conseguenze sistemiche gravi, inclusa la sepsi, mettendo a rischio la vita del paziente.
La progressione della carie e le sue complicanze infettive possono anche danneggiare l’apparato parodontale (gengive e osso di supporto). La perdita di sostanza dentale può facilitare l’accumulo di placca in profondità, favorendo la malattia parodontale. Inoltre, un dente compromesso da una carie estesa può fratturarsi, con propagazione della frattura sotto il livello gengivale che rende impossibile il recupero del dente stesso.
L’esito finale della mancata cura è spesso la perdita del dente, con tutte le conseguenze funzionali, estetiche e psicologiche che ne derivano. La mancanza di un elemento dentale causa lo spostamento dei denti adiacenti e antagonisti, la perdita di osso nell’area edentula, problemi nella masticazione e nell’articolazione temporo-mandibolare, e può compromettere l’estetica del sorriso con impatto negativo sulla vita sociale e professionale. Il dente perso deve essere sostituito con impianti, ponti o protesi mobili, con costi e tempi molto superiori rispetto a quanto sarebbe stato necessario per curare tempestivamente la carie.
Altri effetti collaterali della carie non trattata includono alitosi persistente dovuta alla decomposizione batterica, alterazioni del gusto, difficoltà nella masticazione che può portare a modifiche della dieta e problemi nutrizionali, e un generale peggioramento della qualità di vita. Il dolore cronico, l’impossibilità di mangiare normalmente, l’imbarazzo legato all’aspetto estetico compromesso e alle difficoltà nella fonazione possono influenzare negativamente le relazioni sociali e il benessere psicologico.
Dal punto di vista economico, rimandare le cure porta inevitabilmente a un aumento dei costi e della complessità terapeutica. Un’otturazione semplice eseguita per tempo può costare poche centinaia di euro e richiedere una sola seduta; la stessa lesione, se trascurata fino a rendere necessaria una devitalizzazione seguita da una corona, può costare diverse migliaia di euro e richiedere molteplici appuntamenti nell’arco di settimane. Se si arriva all’estrazione e alla sostituzione con un impianto, i costi salgono ulteriormente e i tempi di trattamento possono estendersi per diversi mesi.
In sintesi, le complicanze della carie non trattata possono essere serie e hanno un impatto significativo sulla salute, sul benessere e sul portafoglio. La prevenzione e l’intervento precoce rappresentano sempre la scelta più saggia, sicura ed economica.
FAQ sulla carie dentale
La carie guarisce da sola?
No, una volta che la carie ha causato una cavitazione dello smalto, non può guarire spontaneamente e richiede l’intervento del dentista. Tuttavia, le lesioni allo stadio iniziale (macchie bianche senza cavità) possono essere arrestate e talvolta remineralizzate attraverso l’applicazione di fluoro ad alta concentrazione, il miglioramento dell’igiene orale e modifiche della dieta. Questo processo di remineralizzazione naturale è possibile solo quando il danno è limitato agli strati più superficiali dello smalto e non si è ancora formato un “buco”. Per questo motivo è fondamentale intercettare le lesioni cariose il prima possibile attraverso controlli periodici.
Come vedere se ho una carie piccola? Quali sono i segnali?
Riconoscere autonomamente una carie piccola è difficile, soprattutto quando si trova in zone nascoste, negli spazi interdentali o negli stadi iniziali. Alcuni segnali che dovrebbero destare attenzione includono: la comparsa di macchie bianche opache o marroni sullo smalto, sensibilità al freddo o al dolce che non era presente prima, la tendenza del cibo a incastrarsi ripetutamente nello stesso punto, una superficie dentale che appare ruvida o irregolare al tatto della lingua, o la percezione di un piccolo “buco” nel dente. Tuttavia, molte carie, soprattutto quelle interdentali, rimangono completamente asintomatiche fino a quando non raggiungono la dentina. L’autovalutazione ha quindi limiti importanti: solo una visita professionale con esame clinico e, quando necessario, radiografie, può diagnosticare con certezza la presenza e l’estensione di una carie.
Dente del giudizio cariato: è meglio otturarlo o estrarlo?
La scelta tra otturare o estrarre un dente del giudizio cariato dipende da diversi fattori. Se il dente è in posizione corretta, completamente erotto, funzionale (cioè occlude con il dente antagonista), facilmente raggiungibile per la pulizia quotidiana e la carie è trattabile in modo conservativo, può essere opportuno salvarlo con un’otturazione. Tuttavia, i denti del giudizio sono spesso parzialmente inclusi, mal posizionati, difficili da pulire e non svolgono un ruolo funzionale significativo nella masticazione. In questi casi, soprattutto se la carie è estesa o se si sono già verificate infezioni ricorrenti, l’estrazione rappresenta spesso la soluzione più razionale. Il dentista valuterà caso per caso, considerando anche l’età del paziente, la possibile difficoltà chirurgica dell’estrazione e la prognosi a lungo termine del dente.
Quando serve davvero l’antibiotico per il mal di denti da carie?
L’antibiotico non cura la carie e non sostituisce il trattamento odontoiatrico: va prescritto solo dal dentista quando esistono chiari segni di infezione diffusa ai tessuti circostanti. Le indicazioni per la terapia antibiotica includono: presenza di ascesso con gonfiore importante, cellulite facciale, febbre, compromissione generale dello stato di salute, o in pazienti immunodepressi o con particolari condizioni mediche che aumentano il rischio di complicanze. L’antibiotico non risolve il problema alla radice (la carie o la necrosi pulpare), ma aiuta a controllare l’infezione in attesa del trattamento definitivo. Assumere antibiotici senza prescrizione medica è dannoso perché contribuisce allo sviluppo di resistenze batteriche, può mascherare temporaneamente i sintomi senza risolvere il problema, ed espone a possibili effetti collaterali inutili.
Come si diagnostica e si cura una carie sotto un’otturazione o una corona?
Le carie recidive o secondarie si sviluppano ai margini o sotto restauri preesistenti quando la sigillatura non è più perfetta o l’igiene è inadeguata. Queste lesioni sono spesso difficili da diagnosticare clinicamente perché nascoste dal restauro. Le radiografie bite-wing sono fondamentali per individuare zone radiopache (scure) che indicano demineralizzazione sotto o vicino all’otturazione o alla corona. Una volta diagnosticata, la carie secondaria richiede la rimozione del vecchio restauro, l’eliminazione completa del tessuto cariato, e la realizzazione di un nuovo restauro che può essere un’otturazione, un intarsio o una nuova corona, a seconda dell’estensione del danno e della quantità di tessuto residuo sano.
Carie e apparecchio ortodontico: come prevenirle?
Gli apparecchi ortodontici, soprattutto quelli fissi con brackets e fili metallici, rendono più difficoltosa la pulizia dei denti e favoriscono l’accumulo di placca e residui di cibo. Per prevenire la formazione di carie durante il trattamento ortodontico è essenziale: spazzolare i denti dopo ogni pasto con particolare attenzione agli spazi intorno ai brackets; utilizzare spazzolini interdentali specifici e scovolini per pulire sotto i fili; passare il filo interdentale con l’ausilio di appositi threader; utilizzare collutori al fluoro; limitare l’assunzione di cibi zuccherati e appiccicosi; sottoporsi a controlli e sedute di igiene professionale più frequenti (ogni 3-4 mesi). L’ortodontista e l’igienista forniranno istruzioni personalizzate e strumenti specifici per mantenere una buona igiene durante il trattamento.
Quale dentifricio al fluoro scegliere e come usarlo correttamente?
Per gli adulti si raccomandano dentifrici con una concentrazione di fluoro tra 1000 e 1450 ppm (parti per milione). Per i bambini sotto i 6 anni è preferibile utilizzare dentifrici con 1000 ppm, in quantità ridotta (una “sbavatura” o l’equivalente di un chicco di riso), sotto la supervisione di un adulto per evitare l’ingestione. Dai 6 anni in su si possono utilizzare dentifrici con concentrazioni maggiori (1450 ppm) in quantità pari a un pisello. Il dentifricio va applicato sullo spazzolino asciutto, spazzolare per almeno 2 minuti, e poi sputare l’eccesso senza risciacquare abbondantemente con acqua: questo permette al fluoro di rimanere a contatto con i denti più a lungo, massimizzandone l’effetto protettivo. In caso di dubbi sulla scelta del prodotto più adatto, è sempre consigliabile chiedere consiglio al proprio dentista.
Quanto tempo impiega una carie a diventare profonda?
La velocità di progressione della carie varia considerevolmente da persona a persona e dipende da numerosi fattori: aggressività dei batteri presenti, qualità dell’igiene orale, dieta, flusso e qualità della saliva, resistenza individuale dello smalto. In generale, una carie può impiegare da pochi mesi a diversi anni per progredire da uno stadio superficiale a uno profondo. Nelle condizioni più sfavorevoli (scarsa igiene, dieta ricca di zuccheri, iposalivazione), la progressione può essere molto rapida, specialmente nella dentina che è meno mineralizzata dello smalto. Nei bambini, i denti da latte hanno uno smalto più sottile e la progressione tende ad essere più veloce. Questa variabilità sottolinea l’importanza di non basarsi sui tempi ma di effettuare controlli periodici per intercettare precocemente qualsiasi lesione.
Conclusioni: intervenire presto sulla carie dentale
La carie dentale è una malattia prevenibile che, se intercettata precocemente, può essere trattata con interventi semplici e conservativi. Riconoscere tempestivamente i sintomi delle carie e non sottovalutare segnali come sensibilità dentale, macchie sullo smalto o piccole cavità significa evitare complicanze dolorose e costose.
La prevenzione quotidiana attraverso un’igiene orale accurata, l’uso di dentifrici al fluoro e una dieta equilibrata, unita a controlli periodici dal dentista, rappresenta la strategia più efficace per proteggere i tuoi denti nel tempo.
Se sospetti una carie piccola o una carie profonda, o se è passato più di un anno dall’ultimo controllo, non rimandare la visita: intervenire tempestivamente ti permetterà di preservare il tuo sorriso naturale con trattamenti minimamente invasivi.
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