La pulpite: sintomi, cause, trattamenti e prevenzione

Fabio Betteti

Fabio Betteti

La pulpite è una condizione dentale che può colpire chiunque, caratterizzata da un dolore intenso e pulsante che non va sottovalutato. Spesso confusa con semplici mal di denti, la pulpite è un’infiammazione della polpa dentale, quella parte vitale del dente che contiene nervi e vasi sanguigni. Riconoscere tempestivamente i sintomi è fondamentale per evitare complicazioni e per intraprendere il trattamento più adeguato.

Cos’è la pulpite?

La pulpite è una condizione odontoiatrica caratterizzata dall’infiammazione della polpa dentale, il tessuto molle all’interno del dente che contiene i nervi, i vasi sanguigni e il tessuto connettivo. Questa parte del dente, nascosta sotto lo strato di dentina e protetta dalla corona dentale, è cruciale per la salute dentale, poiché fornisce nutrimento al dente e ne permette la percezione sensoriale.

L’infiammazione può essere scatenata da vari fattori, tra cui carie profonde, traumi dentali, fratture ai denti, procedure dentali ripetute sullo stesso dente, o l’usura progressiva del dente. Quando la polpa si infiamma, non può gonfiarsi come farebbero i tessuti in altre parti del corpo, a causa delle rigide pareti dentarie che la circondano. Questo porta ad un aumento della pressione all’interno del dente, causando un dolore che può variare da lieve ad acuto, spesso descritto come pulsante o lancinante.

La pulpite si classifica in due categorie principali: reversibile e irreversibile. La pulpite reversibile implica che, in seguito ai segni clinici, ai sintomi e ai test diagnostici, la polpa risulti vitale ed infiammata, ma in grado di tornare ad essere sana dopo la rimozione dei fattori irritanti. Come già detto prima, la polpa è racchiusa in un ambiente rigido e mineralizzato e ha una capacità molto limitata di aumentare il proprio volume durante episodi infiammatori. In questo contesto di bassa elasticità, un’intensa risposta infiammatoria può portare ad aumenti di pressione tessutale che sorpassano i meccanismi compensatori cui la polpa va incontro per ridurre l’infiammazione stessa. Il processo infiammatorio nella sua evoluzione naturale si diffonde circonferenzialmente e si autoincrementa attraverso la polpa, perpetuando il ciclo distruttivo fino allo stadio finale di necrosi del tessuto. Si parla in questo caso di pulpite irreversibile.

Sintomi e cause della pulpite

La pulpite si manifesta attraverso una serie di sintomi che possono variare a seconda della gravità e della fase dell’infiammazione. I sintomi più comuni includono:

Dolore acuto e pulsante: spesso il segno distintivo della pulpite, un dolore che può intensificarsi di notte o in risposta a stimoli caldi o freddi.

Sensibilità prolungata: una reazione esagerata e duratura al caldo o al freddo, che persiste anche dopo la rimozione dello stimolo.

Cambiamento di colore del dente: un dente che diventa più scuro può indicare la necrosi della polpa a seguito di una pulpite irreversibile.

Gonfiore nella zona del dente affetto: può manifestarsi sia nella gengiva che nelle aree circostanti il dente.

Presenza di un ascesso: in casi avanzati, può formarsi un ascesso, segnalando un’infezione che ha raggiunto la punta della radice dentale e oltre.


Le cause della pulpite sono molteplici e possono includere:

Carie profonde: le carie non trattate che penetrano profondamente nella dentina possono facilmente raggiungere la polpa, causando infiammazione.

Traumi dentali: colpi diretti al dente, anche se non causano fratture visibili, possono danneggiare la polpa.

Procedure dentali ripetute: interventi frequenti su un singolo dente possono irritare la polpa.

Fratture o crepe nel dente: anche le piccole crepe possono permettere ai batteri di infiltrarsi nella polpa, portando all’infiammazione.

Usura eccessiva: l’usura dei denti dovuta al bruxismo (digrignamento dei denti) o all’erosione può esporre la polpa a batteri e irritanti.

Diagnosi e trattamenti

La diagnosi della pulpite inizia con un esame dettagliato da parte del dentista, che include un’analisi dei sintomi riportati dal paziente, un esame visivo del dente e della gengiva circostante e potrebbe richiedere l’uso di radiografie per valutare la presenza e l’estensione di eventuali carie e l’estensione a danno della polpa dentale. Cambiamenti radiologici della camera pulpare costituiscono spesso l’effetto di un passato insulto della polpa. Carie, dentina secondaria sotto restauri, camere pulpari molto ampie o ristrette in confronto con quelle dei denti adiacenti, pavimenti bassi, calcificazioni intrapulpari ed osteiti addensanti possono tutti indicare cambiamenti del tessuto pulpare per infiammazione cronica. Test specifici, come l’applicazione di freddo o caldo sul dente (test termici) ed il test elettrico pulpare possono essere utilizzati per determinare la vitalità della polpa e/o l’entità dell’infiammazione.

Una volta stabilita la diagnosi di pulpite, il trattamento sarà determinato in base alla gravità dell’infiammazione e alla sua classificazione come reversibile o irreversibile. Per la pulpite reversibile, il trattamento può limitarsi alla rimozione della causa dell’infiammazione, come una carie, seguita dalla posa di un materiale protettivo che aiuta ad isolare la polpa da ulteriori irritazioni. In alcuni casi, possono essere prescritti medicinali per ridurre l’infiammazione e favorire la guarigione della polpa.

Nel caso di pulpite irreversibile, dove la polpa è danneggiata oltre la possibilità di recupero, il trattamento standard è la terapia endodontica, comunemente nota come devitalizzazione. Questo procedimento prevede la rimozione del tessuto infiammato o infetto dalla camera pulpare e dai canali radicolari del dente. Dopo la pulizia e la disinfezione, questi spazi vengono riempiti e sigillati con un materiale speciale per prevenire ulteriori infezioni. Il dente viene poi restaurato con una otturazione, un intarsio o una corona per ripristinarne la funzionalità e l’estetica. In casi estremi, quando il dente è troppo danneggiato per essere salvato, può essere necessaria l’estrazione del dente. Oggi in casi selezionati, grazie alle possibilità offerte dai cementi bioceramici di nuova generazione, la pulpite irreversibile può essere trattata con tecniche più conservative che salvaguardano la vitalità pulpare della radice del dente. Un altro capitolo molto interessante ed attuale sul trattamento endodontico di denti immaturi necrotici è      l’endodonzia rigenerativa. La pubblicazione di diversi Case Reports ha mostrato che elementi dentali immaturi affetti da necrosi pulpare e parodontite apicale possono guarire e subire un processo di apicogenesi (ispessimento delle pareti canalari, completa chiusura apicale e completa maturazione radicolare) in seguito a un trattamento endodontico più conservativo della tradizionale apecificazione.

Nel contesto del trattamento della pulpite, l’uso degli antibiotici assume un ruolo critico in presenza di una infezione. In questi casi, può essere prescritto un antibiotico orale che l’odontoiatra individuerà tra i molti a disposizione come quello più adatto al tipo di infezione presente e alla tollerabilità del farmaco da parte del paziente Questo approccio mira a controllare l’infezione se presente e a prevenire la sua diffusione.

Il successo del trattamento della pulpite dipende dalla tempestività della diagnosi e dall’inizio del trattamento. Un approccio proattivo nei confronti dei sintomi e la consultazione regolare con il proprio dentista sono fondamentali per mantenere la salute dentale e prevenire complicazioni serie.

Durata e gestione del dolore

La durata della pulpite e il relativo dolore possono variare significativamente a seconda di diversi fattori, tra cui la gravità dell’infiammazione, il tipo di trattamento ricevuto e la risposta individuale del paziente. Per la pulpite reversibile, il dolore tende a risolversi rapidamente una volta eliminata la fonte dell’infiammazione e protetto il dente. Tuttavia, nel caso di pulpite irreversibile, il dolore può persistere fino a che non viene effettuato un trattamento endodontico o, in alcuni casi, l’estrazione del dente.

La gestione del dolore prima e dopo il trattamento dentale è un aspetto fondamentale della cura della pulpite. Il dentista può raccomandare farmaci antidolorifici da banco, come ibuprofene o paracetamolo, per controllare il dolore lieve o moderato. È importante seguire attentamente le indicazioni del dentista per l’uso di questi farmaci, evitando l’automedicazione eccessiva.

Per il dolore più intenso, soprattutto nel periodo che precede un intervento endodontico, il dentista potrebbe prescrivere farmaci antidolorifici più potenti o terapie specifiche per ridurre l’infiammazione e il dolore. Inoltre, applicare del freddo esternamente all’area interessata può aiutare a ridurre il gonfiore e a calmare temporaneamente il dolore.

Una volta trattata la causa sottostante della pulpite, il dolore dovrebbe diminuire gradualmente, anche se potrebbe essere necessario un periodo di adattamento mentre il dente e le aree circostanti guariscono. In alcuni casi, potrebbero essere necessari ulteriori trattamenti odontoiatrici per risolvere completamente qualsiasi sintomo residuo.

È cruciale comunicare apertamente con il proprio dentista riguardo al livello di dolore sperimentato e a qualsiasi cambiamento nelle sensazioni dopo il trattamento. Questo permette al professionista di adattare il piano di cura in base alle esigenze individuali del paziente, garantendo la migliore gestione del dolore e facilitando il processo di guarigione.

Cosa fare per prevenire la pulpite

Prevenire la pulpite e i relativi disagi è possibile attraverso una serie di misure volte a mantenere una buona salute orale e a ridurre i fattori di rischio associati all’infiammazione della polpa dentale.

Una corretta igiene orale è la prima linea di difesa contro la pulpite. Spazzolare i denti almeno due volte al giorno con un dentifricio al fluoro, usare il filo interdentale quotidianamente e sciacquare con un collutorio antibatterico contribuiscono a rimuovere la placca batterica e a prevenire la formazione di carie, una delle principali cause di pulpite.

Visite regolari dal dentista per controlli e pulizie professionali sono essenziali. Questi appuntamenti permettono non solo di mantenere i denti puliti ma anche di identificare precocemente eventuali problemi, come carie in fase iniziale o danni ai denti, che potrebbero portare a pulpite se non trattati.

È importante anche adottare una dieta equilibrata, limitando gli zuccheri e gli acidi che possono erodere lo smalto dei denti e favorire la formazione di carie. L’acqua è la migliore bevanda per la salute orale, in quanto aiuta a mantenere l’umidità nella bocca e a ridurre l’accumulo di batteri nocivi.

Proteggere i denti durante le attività sportive o in situazioni in cui si è a rischio di traumi dentali mediante l’uso di paradenti può ridurre significativamente il rischio di danni che potrebbero portare alla pulpite. Per chi soffre di bruxismo, ovvero il digrignamento dei denti, consultare il dentista per valutare l’opportunità di utilizzare un’apposita protezione notturna può prevenire l’usura dentale che espone la polpa a potenziali infiammazioni.

Infine, non ignorare i segnali di avvertimento che il corpo invia. Sensibilità ai cibi caldi o freddi, dolore occasionale o cambiamenti nel colore di un dente sono tutti segnali che meritano attenzione e, se necessario, una visita dal dentista per una valutazione approfondita.

Attraverso questi semplici ma efficaci passaggi, è possibile ridurre notevolmente il rischio di sviluppare la pulpite, garantendo una salute orale ottimale e contribuendo al benessere generale.

Prenota una visita: il primo passo per curare la pulpite

La salute della bocca è un importante indicatore del benessere generale e, agendo proattivamente, è possibile prevenire molte delle complicazioni associate alla pulpite. Non sottovalutare i sintomi della pulpite e non esitare a contattare lo studio in caso di dubbi o per un controllo.

Dr. Fabio Betteti

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1983. È stato allievo del dott. Gianfranco Carnevale frequentando il corso biennale di perfezionamento in Parodontologia (1987-1988). Si è perfezionato in Implantologia sotto la guida del Prof. Ugo Consolo all’Università di Modena e Reggio Emilia (2005). Ha inoltre frequentato corsi nazionali e internazionali di aggiornamento e perfezionamento in chirurgia parodontale e implantare e corsi di endodonzia. Si occupa prevalentemente di endodonzia e terapia parodontale.

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