Trattamento del russamento e delle apnee notturne

La natura del sonno

Il sonno è lo stato in cui l’organismo recupera l’energia consumata durante le attività giornaliere. Avere una buona qualità del sonno significa dormire con continuità durante la notte per poi sentirsi energici e riposati il mattino seguente.


La perdita di sonno è anche chiamata “sleep deprivation”, ossia dormire non a sufficienza a causa di sonni brevi o discontinui. Sia la deprivazione del sonno che la frammentazione cronica producono un “debito del sonno”.


Una persistente riduzione delle ore di sonno può causare problemi sia fisici che mentali perché, quando le ore di sonno perse si accumulano, le funzioni fisiologiche ne risentono. Inoltre, sia dormire troppo poco sia troppo a lungo sono abitudini associate a un più alto rischio di malattie e mortalità: ipertensione, aterosclerosi, più alto rischio di accidenti cardio e cerebro vascolari (ictus, infarto), obesità, diabete, depressione, incidenti stradali e lavorativi.

Il russamento

Il russamento è il caratteristico rumore prodotto nel sonno durante gli atti inspiratori, dovuto alla vibrazione dei tessuti molli della faringe (palato, ugola, pareti faringee) per passaggio turbolento dell’aria causato dal loro restringimento. Questo disturbo interessa il 25% della popolazione maschile e il 15% di quella femminile, ma dopo i 40 anni le percentuali salgono rispettivamente a 60% e 40%. Il russamento abituale (tutte le notti da almeno sei mesi) è il primo sintomo dell’OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome, Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno) e spesso già alla prima osservazione il paziente russatore presenta eccessiva sonnolenza diurna, sonno poco riposante e ipertensione arteriosa.

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS)

L’apnea ostruttiva si manifesta come una pausa respiratoria durante il sonno che interrompe il ritmico rumore del russamento e termina con un fragoroso rumore inspiratorio di “sblocco”. Corrisponde a una ostruzione delle vie aeree con durata superiore ai 10 secondi che può arrivare fino ai 2 minuti. Ciò provoca una interruzione del flusso aereo inspiratorio, malgrado l’aumentato sforzo respiratorio del paziente. Questa periodica interruzione del respiro (fino a 80-90 volte per ogni ora di sonno) determina una pericolosa riduzione del livello di ossigeno nel sangue e modificazioni del ritmo cardiaco che nel tempo possono determinare la comparsa di gravi patologie cardiovascolari, con un incremento del rischio di infarto del miocardio e ictus cerebrale.


Si possono avere fino a 600 arresti respiratori in una sola notte. Il cervello, in risposta all’aumento di anidride carbonica, invia segnali di risveglio per impedire che la persona soffochi; in queste occasioni il soggetto ha un micro-risveglio inconsapevole, riapre con sforzo le vie aeree e riprende a respirare. I pazienti affetti da apnea del sonno, nonostante possano presentare centinaia di episodi apneici ogni notte, è improbabile che li ricordino il mattino seguente: per questo motivo si può essere inconsapevoli di tale disturbo anche dopo molti anni.

I sintomi dell’OSAS

Oltre al russamento rumoroso e all’interruzione del respiro, vi sono numerosi altri sintomi che possono segnalare se sei affetto dall’OSAS, la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno:

  • relativi all’insonnia: durata del sonno, numero dei risvegli notturni, problemi ad addormentarti, sonno non riposante, nicturia;
  • relativi alla respirazione durante il sonno: senso di soffocamento, risveglio dovuto a respirazione affannosa, gola secca al risveglio;
  • relativi a problemi motori: digrignamento dei denti nel sonno, bruxismo, serramento;
  • conseguenti a una cattiva qualità del sonno: eccessiva sonnolenza diurna, cefalea mattutina, diminuzione della concentrazione, ansia, reflusso esofageo, impotenza, ipertensione.

La gravità dell’OSAS è misurata in base al numero di episodi che occorrono in un’ora di sonno, in base all’indice AHI (Apnea–hypopnea index):

– fisiologica: 0-5

– lieve: 5-15

– moderata: 15-30

– grave: + 30

 

Per tenere sotto controllo l’OSAS è necessario che la durata del russamento sia inferiore al 20% nell’arco delle ore di sonno (se superiore al 20% è sospetto, mentre superiore al 50% è patologico). Inoltre, gli eventi respiratori patologici (AHI) non devono superare il numero di cinque per ogni ora.

 

È importante monitorare la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, perché può avere delle gravi conseguenze cardiovascolari. Molti ipertesi sono tali senza saperlo e spesso lo scoprono durante un controllo medico occasionale. Non a caso gli anglosassoni chiamano l’ipertensione il “killer silenzioso”.

 

Anche se non è del tutto chiarita la causa dell’ostruzione faringea durante il sonno, sappiamo però che nei pazienti affetti da OSAS, è costantemente presente una ristrettezza delle prime vie aeree (dal naso alla laringe). Nei soggetti obesi, per esempio, l’apnea ostruttiva è favorita dal deposito di grasso attorno alle pareti faringee.

Le fasi del trattamento

Per il trattamento del russamento e/o delle apnee notturne, seguiamo queste fasi:

– attraverso l’anamnesi, valutazione di specifici “segnali spia” e screening con Apnealink, che è un sofisticato dispositivo portatile, delle dimensioni di un telefono cellulare, in grado di registrare il flusso inspiratorio e la saturazione di ossigeno durante il sonno. Tale dispositivo viene fornito ai pazienti con sospetta OSAS, che lo utilizzano per due notti.I parametri registrati vengono poi trasferiti al computer e per mezzo di un software dedicato restituiscono informazioni sulla qualità del sonno del paziente, sulla eventuale presenza e sul numero di pericolose apnee.

– in caso di solo russamento, dispositivo di avanzamento mandibolare

– se sospettiamo la presenza di OSAS, suggeriamo un consulto con lo specialista del sonno per stabilire il trattamento più adeguato. Gli obiettivi da raggiungere sono precisi: se il paziente russa, è necessario portare il russamento ad un livello accettabile, cioè inferiore al 20% del tempo del sonno (20 minuti di russamento su 100 minuti di sonno). In caso di apnee, invece, bisogna normalizzare l’indice AHI portandolo al di sotto di 5.

– il trattamento varia a seconda delle gravità e prevede terapia comportamentale e igiene del sonno, calo ponderale, terapia odontoiatrica, dispositivo di avanzamento mandibolare, CPAP (maschera collegata a un ventilatore che mantiene una pressione positiva d’aria nelle vie aeree durante il sonno) o terapia chirurgica (nei casi più gravi);

– eventuale impiego di Somnodent, un dispositivo costituito da due mascherine da indossare direttamente sulle arcate dentali che grazie alla loro particolare forma brevettata mantengono la mandibola in posizione di avanzamento durante il sonno. Lo spostamento in avanti della mandibola permette infatti di mantenere pervie le vie aeree evitando il loro restringimento o collasso. Tale trattamento è indicato per i pazienti con solo russamento per ridurlo o eliminarlo; per i pazienti con OSAS lieve o moderata; per i pazienti con OSAS che non tollerano la terapia con CPAP;

– controlli periodici.

Apnea e bruxismo

Negli ultimi sono stati condotti una serie di studi che hanno evidenziato la correlazione tra le apnee notturne e il bruxismo, ossia la tendenza a serrare e digrignare i denti. Sembra infatti che i momenti di micro-risveglio che avvengono al termine dell’apnea (possono essere numerosissimi nel corso di una notte) siano l’interruttore che fa scatenare il digrignamento.

 

Il bruxismo può creare grossi danni in bocca, per l’abnorme abrasione dei denti naturali, e può determinare la rottura di lavori protesici e implantari a causa del forte stress a cui sono sottoposti.

 

Un apparecchio di avanzamento mandibolare come il Somnodent, dove indicato, permette di risolvere contemporaneamente e in modo semplice sia il problema delle apnee notturne sia il bruxismo, garantendo la maggior durata di denti e lavori protesici, oltre che un miglioramento della salute generale.

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