Il dente incrinato: sintomi e terapie

Fabio Betteti

Fabio Betteti

La sindrome del dente incrinato

 

Succede di frequente riscontrare la presenza di incrinature sulla corona di denti sia completamente sani sia con otturazioni già presenti da parecchio tempo, soprattutto se caratterizzati da vecchie ed estese amalgame.

La “sindrome del dente incrinato” è causata da una frattura incompleta del dente con polpa vitale. Questa frattura incompleta detta appunto incrinatura o fissurazione coinvolge lo smalto e la dentina ma in alcuni casi può raggiungere anche la polpa vitale.

                                                             

Sintomi e diagnosi del dente incrinato

I sintomi riportati dai pazienti sono vari:

  • dolore alla masticazione riferito con precisione su quel particolare dente;
  • possibili dolori riferiti in zone vicine al dente in causa;
  • ipersensibilità alle variazioni termiche come quando si bevono acqua fredda e/o bevande calde.

La maggior parte delle incrinature corrono mesio-distalmente cioè sulle superfici laterali e occlusale del complesso corona-radice e sono raramente visibili alla radiografia. I molari inferiori sono i più comunemente colpiti e, di questi, il secondo molare è il più soggetto all’incrinatura per la sua vicinanza all’inserzione del muscolo massetere e per il conseguente elevato carico occlusale a cui viene sottoposto.

Possiamo così intuire quale pericolo può correre il secondo molare inferiore anche se sano e come, a causa di una frattura verticale completa, talvolta si renda necessaria l’estrazione di questo dente irrimediabilmente compromesso nella sua integrità strutturale. I denti fratturati infatti, al contrario delle ossa non si rinsaldano!

Il sintomo più comune dell’incrinatura del dente è un dolore acuto che insorge alla sospensione della pressione masticatoria. Con un bastoncino di legno dolce o con un appropriato dispositivo in plastica detto Tooth Slooth si testa il dente sospettato di incrinatura chiedendo al paziente di stringere i denti. Il dolore alla sospensione improvvisa della pressione è un’importante indicazione della presenza di una incrinatura. Facilitano la diagnosi la percussione del dente e l’attenta osservazione della corona a forte ingrandimento.

Terapie e trattamenti del dente incrinato

La terapia d’urgenza del dente incrinato implica l’immediata riduzione dei suoi contatti occlusali praticando un molaggio selettivo sulla superficie incrinata o sulle cuspidi del dente antagonista.

Il trattamento definitivo ha come obiettivo la conservazione della vitalità della polpa e la protezione verso la possibile progressione ad una frattura vera e propria del dente mediante il ricoprimento occlusale completo con un RAC (Restauro Adesivo Ceramico) ovvero mediante una corona completa.

La copertura occlusale in ceramica sembra una soluzione drastica, ma un’incrinatura verticale che viene lasciata non protetta migrerà verso la polpa e apicalmente.

Se il danno raggiunge la polpa dentale

Se il danno – anche di vecchia data – raggiunge la polpa, l’emergenza endodontica consistente nella sintomatologia di una pulpite irreversibile determinerà l’indicazione all’inevitabile trattamento canalare del dente. Incrinature di vecchia data possono essere visibili come linee pigmentate molto marcate presenti sulla corona di denti asintomatici. In questi casi è possibile che una lenta degenerazione della polpa spieghi l’assenza dei sintomi.

I test termici ed elettrici negativi per la vitalità pulpare individueranno questi casi asintomatici e si procederà anche con essi ad intraprendere il trattamento canalare radicolare o devitalizzazione.

Comunque è importante sottolineare che se il trattamento endodontico può ridurre i sintomi di una pulpite in un dente incrinato verticalmente, la prognosi del dente rimane discutibile anche se protetto occlusalmente dal restauro in ceramica. L’estensione apicale e la futura migrazione dell’incrinatura verso la radice determinerà l’esito del dente affetto.

Se la frattura non viene individuata subito all’esame visivo e al sondaggio del solco gengivale, la eventuale patologia periradicolare evidenziabile su una radiografia successiva può essere l’indicatore della presenza di una frattura verticale completa e a quel punto, come già detto poc’anzi, il dente è irrimediabilmente perso.

Oggi grazie alla moderna implantologia post-estrattiva a carico immediato, o differito, questi casi di frattura completa sono risolti con successo diventando il trattamento di prima scelta nella gestione clinica delle fratture verticali radicolari complete evitando così la vecchia soluzione del ponte più onerosa in termini soprattutto biologici: limatura di almeno due denti pilastro per la sostituzione di un dente perso.

Dr. Fabio Betteti

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1983. È stato allievo del dott. Gianfranco Carnevale frequentando il corso biennale di perfezionamento in Parodontologia (1987-1988). Si è perfezionato in Implantologia sotto la guida del Prof. Ugo Consolo all’Università di Modena e Reggio Emilia (2005). Ha inoltre frequentato corsi nazionali e internazionali di aggiornamento e perfezionamento in chirurgia parodontale e implantare e corsi di endodonzia. Si occupa prevalentemente di endodonzia e terapia parodontale.

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