Apnee notturne e colpi di sonno: più controlli per ottenere la patente

Apnee notturne: dal 2016 controlli medici più stringenti per i guidatori.

Alcuni titoli e alcuni annunci sono sembrati minacciosi: «patenti a rischio per migliaia di autisti che hanno disturbi del sonno», «patente negata a chi soffre di apnee nel sonno». L’ispirazione? Le nuove regole per chi soffre di OSAS (acronimo di Obstructive Sleep Apnea Syndrome,cioè Sindrome da apnee notturne) previste da una direttiva dell’Unione Europea del luglio 2014, che spetterà allo Stato italiano tradurre in legge entro gennaio 2016. La direttiva prevede che, a seconda della gravità del caso, chi soffre di apnee notturne si sopponga all’esame medico per il rinnovo del patente ogni anno oppure ogni tre, e che per ottenerlo dimostri di curarsi e di essere migliorato . «Tutto corretto, — puntualizza Sergio Garbarino, neurologo dell’Università di Genova, rappresentante per l’Italia alla commissione europea di esperti che hanno approfondito il tema “apnee -patenti” — ma non bisogna ridurre una malattia a un problema di patenti di guida. L’OSAS è una patologia ancora poco nota, ma di cui preoccuparsi anche se non si guida, perché mina in modo lento e subdolo la salute. L’OSAS causa disturbi notturni e quindi difficilmente ci si rende conto di soffrirne. Per di più, poiché il primo effetto evidente è un forte, insistente, russamento, viene sottovalutata. «Ma il russamento — continua Garbarino — potrebbe divenire nel tempo causa di ripetute pause respiratorie – che possono durare anche oltre un minuto, e ripetersi più volte all’ora, – dovute all’ostruzione delle prime vie aeree. Questo comporta una riduzione dell’ossigeno nel sangue, responsabile di frequentissimi micro risvegli che rendono il sonno frammentato e non riposante. Con conseguente sonnolenza durante il giorno». «Se trascurata, l’OSAS — prosegue Garbarino — oltre alla continua sensazione di affaticamento e a un rallentamento dei riflessi, diventa un fattore di infiammazione cronica del sistema cardiovascolare che concorrere a causare arterosclerosi, ipertensione, infarto, ictus, diabete, ipercolesterolemia, obesità e impotenza».

Due milioni di italiani soffrono di apnee notturne

«Nel nostro Paese si stima che circa 2 milioni di italiani siano affetti da apnee nel sonno, ma i casi diagnosticati sono fermi a circa 100 mila l’anno — aggiunge Loreta Di Michele, pneumologa al San Camillo Forlanini di Roma ed esperta di disturbi del sonno —. Le motivazioni sono molte, non solo la mancata conoscenza della malattia da parte del paziente, che sottovaluta sintomi, ma anche il fatto che si tratta di una patologia che può giungere all’osservazione di numerosi specialisti. Anche se a scoprirla è stato un neurologo italiano, Elio Lugaresi, negli anni ‘70, per curarla correttamente occorre il lavoro, in équipe, di molti altri specialisti oltre al neurologo: lo pneumologo, l’otorino, l’odontoiatra, il cardiologo, l’esperto di ipertensione, l’endocrinologo e il dietologo, visto che molto spesso l’OSAS si accompagna a obesità e sovrappeso». «La sonnolenza diurna, — continua Di Michele — che nella grande maggioranza dei casi è dovuta all’OSAS, è causa o concausa del 22 per cento degli incidenti stradali in Italia, cioè 40 mila incidenti all’anno (dati Istat), di cui molti con esiti fatali. «Chi soffre di apnee notturne — precisa Di Michele — ha un rischio di incidente stradale da due a sette volte superiore a quello dei soggetti sani. Un rischio più che doppio rispetto a quello imputabile all’abuso di alcol o al consumo di droghe o di farmaci pericolosi per la guida».

I fattori di rischio

«Diagnosticare e curare rapidamente la sindrome da apnee notturne, dalla quale sottolineo che si può guarire, e, meglio ancora, prevenirla – facendo attenzione ai fattori di rischio, come l’obesità ma anche la cattiva igiene del sonno e la pretesa di vivere “connessi” 24 ore su 24 , comporterebbe un risparmio economico notevole non solo perché si eviterebbero incidenti e infortuni, — aggiunge Garbarino — ma perché la patologia in sé costa. Si calcola all’incirca un miliardo di euro l’anno tra spese dirette e indirette (per esempio, giornate di lavoro perse, incidenti sul lavoro e non soltanto alla guida)». Ma come fare prevenzione e arrivare a cure rapide ed efficaci? «Bisogna puntare sull’attenzione alla sindrome da parte dei medici di medicina generale, e sensibilizzare il cittadino sui primi sintomi della patologia,— risponde Sergio Garbarino — poi, una volta posto il sospetto diagnostico, il soggetto deve essere indirizzato in tempi brevi a strutture in grado di confermare la diagnosi e di fornire un corretto approccio multidisciplinare alla patologia e un adeguato trattamento». «L’approccio multidisciplinare — conclude il neurologo — è l’unica via per risolvere i problemi di questi pazienti; finalmente oggi ne siamo tutti consapevoli e ci stiamo impegnando su più livelli, compreso quello tra società di diverse specializzazioni mediche, affinché si realizzi questo processo a favore del paziente».

 

Fonte: corriere.it

 

 

admin

PREV POST NEXT POST

Articoli correlati