Cariologia

Cos’è la cariologia?

La cariologia studia la malattia cariosa e le cause che la determinano, e valuta i conseguenti comportamenti di prevenzione primaria e secondaria da mettere in atto.

 

La malattia cariosa è quella patologia che porta alla formazione di una lesione cariosa (la carie) nel dente, a causa di fattori batterici, salivari, alimentari, farmacologici, comportamentali. “Curare” le carie con otturazioni, intarsi, corone, non esclude, quindi, la possibilità che si creino nuove lesioni cariose, poiché la “terapia” è avvenuta soltanto a valle del vero problema – individuabile nella malattia cariosa. Se non trattata per tempo, la carie può causare dolore e danni molto seri, fino alla perdita del dente. È bene ricordare che trattare la carie non significa però curare la patologia cariosa per il quale il soggetto rimane a rischio. Questa distinzione risulta fondamentale a livello terapeutico.

 

Per questo, i nostri esperti cariologi effettuano una diagnosi accurata ricercando non solo le lesioni cariose attive presenti in bocca, ma soprattutto verificando tutti i fattori che creano le condizioni favorevoli per la demineralizzazione del dente e lo sviluppo delle lesioni cariose.

Come si cura la malattia cariosa

Il primo passo da compiere per prevenire la carie dentale e curare la malattia cariosa è calcolare il DMFT, che rappresenta un indice di rischio generale di sviluppare lesioni cariose.

 

Tale indice prende in considerazione:

– i denti con lesioni cariose attive (Decayed)
– i denti mancanti (Missing)
– i denti con otturazioni o terapie alternative quali intarsi o corone (Filled)
– l’età della persona.

 

Se il valore ottenuto si trova nell’area verde il rischio è basso, se si trova nell’area gialla il rischio è medio, se si trova nell’area rossa il rischio è alto.


Il valore ottenuto inserito in un grafico, ci indica il grado di rischio generale:

Ma per capire esattamente da cosa dipende il rischio di malattia cariosa, bisogna andare a scandagliare tutti i fattori che potenzialmente possono portare allo sviluppo delle lesioni cariose e che sono alla base della malattia cariosa.

Sono molteplici i fattori da verificare ed eventualmente correggere per assicurare il continuo processo di remineralizzazione orale, necessario affinchè i denti restino in salute. Le domande da cui partiamo sono le seguenti:

  • In bocca c’è tanta o poca placca batterica?
  • Questa placca è recente o è vecchia?
  • La placca è acida e quindi cariogena oppure no?
  • Nella placca in che quantità sono presenti i batteri responsabili delle lesioni cariose, cioè gli streptococchi mutans?
  • In che quantità sono presenti i batteri protettivi, es. i lactobacilli?
  • Quanta saliva viene prodotta: tanta o poca?
  • La saliva è di buona qualità (fluida) o di cattiva qualità (densa e appiccicosa)?
  • La saliva è acida (pericolosa), o neutra (buona)?
  • La saliva ha potere tampone oppure no?
  • Nella dieta vengono assunti zuccheri cariogeni?
  • Con la dieta vengono assunti cibi acidi?
  • Quante volte al giorno si assume cibo e quante volte ci si lava i denti?
  • La bocca dispone di minerali (calcio, fosfato e fluoro) in quantità sufficiente per consentire una buona mineralizzazione dei denti?
  • Si assumono farmaci acidi o che contengono zuccheri o che riducono la salivazione?
  • Si adotta uno stile di vita sano, con abitudini virtuose sia per l’organismo in generale che per la bocca e i denti in particolare?
  • Fumo? Il fumo oltre a irruvidire i denti accumulando più placca, riduce la salivazione e ne riduce la capacità tampone.
  • Si assumono bevande gassate (tendono a demineralizzare fortemente i denti)?
  • Si assumono molti zuccheri liberi? Questi sono il carburante dei batteri cariogeni, che così producono moltissimi acidi cariogeni.
  • Ci si lava i denti 3 volte al giorno?
  • Si usa il filo interdentale 2 volte al giorno?
  • Si usano antiacidi locali quotidianamente?

Stadi e diagnosi della carie dentale

La carie è una complicanza della malattia cariosa che causa il progressivo danneggiamento dei tessuti duri del dente (smalto e dentina). È provocata da diversi fattori che portano alla demineralizzazione degli strati protettivi del dente. Il processo, che solitamente ha un decorso lento, se trascurato, può estendersi in profondità, fino a raggiungere e minacciare la parte vitale del dente.

 

La carie si sviluppa con maggiore frequenza sulle superfici più vulnerabili dei denti, ovvero la superficie occlusale (ovvero la faccia deputata alla masticazione dei cibi), il margine gengivale, la superficie interprossimale (ovvero le superfici tra dente e dente).

 

La malattia cariosa è una patologia progressiva che tende a penetrare gli strati protettivi del dente. In base al suo grado di avanzamento, può essere definita:

 

  • iniziale: solitamente riconoscibile per la formazione di una macchia biancastra sulle superficie dello smalto dentale;
  • superficiale: la carie consuma il primo strato di dentina sotto allo smalto, generando una cavità;
  • profonda: la cavità si accresce, coinvolgendo l’intero strato dentinale;
  • penetrante: la carie è penetrata in profondità, avvicinandosi al tessuto nervoso del dente;
  • perforante: la carie ha raggiunto la polpa dentale, lasciando scoperte le terminazioni nervose del dente che risulta ora in grave pericolo. In questo caso si può infatti incorrere in pulpiti (infezioni della polpa dentale) e successiva perdita del dente;
  • destruente: oltre ad arrivare alla polpa, ha distrutto il dente.

 

Le complicanze della carie possono essere anche molto gravi, determinando effetti come pulpite, ascesso dentale, cisti dentarie, granuloma dentale, gengivite e parodontite.

 

Nei primi stadi, la carie è asintomatica. Quando, però, la perforazione si spinge più in profondità, il processo carioso dà origine a disturbi come dolore, alitosi ed ipersensibilità dentinale.

 

Durante la visita di controllo riscontriamo la presenza e lo stadio di avanzamento della carie: tramite osservazione diretta e grazie all’utilizzo di esami radiografici individuiamo eventuali cavità nascoste e soprattutto il grado di perforazione raggiunto dalla carie.

 

Tuttavia, ricordiamo che la carie è una manifestazione della malattia cariosa. Diagnosticare e trattare la singola carie non comporta la risoluzione del problema generale. Per questo in fase diagnostica verifichiamo tutti i fattori che hanno portato alla demineralizzazione dentale.

Il trattamento della carie

Per eliminare la carie, rimuoviamo le parti compromesse del dente per poi medicare l’area coinvolta e infine richiudere le cavità. Il trattamento dipende dalla gravità della lesione, possono essere utilizzati:

 

  • trattamenti al fluoro: utili per contrastare la presenza iniziale di carie;
  • otturazione: il trattamento più comune nei casi in cui la carie abbia già intaccato completamente lo smalto, ma non ha ancora raggiunto la polpa del dente. L’area lesionata viene curata e la cavità cariosa riempita con appositi materiali;
  • intarsi: hanno un’estensione minore delle corone e vengono usati quando si è persa molta sostanza dentale;
  • corone: in presenza di un dente particolarmente indebolito può essere necessario utilizzare un rivestimento sintetico su misura che va a sostituire la corona del dente;
  • devitalizzazione: viene praticata quando la carie è giunta in profondità e il danno ormai è irreversibile. Consiste nella rimozione della polpa dentale che viene sostituita da appositi materiali,
  • estrazione: viene pratica nei casi estremi, quando il dente è compromesso e irrecuperabile e l’unica soluzione è appunto la sua rimozione.

Test di carioricettività

Per carioricettività si intende la suscettibilità o meglio la facilità di un individuo a essere affetto da carie.

 

Per individuare il rischio del paziente di sviluppare la malattia cariosa e avere la possibilità di attuare una efficace e personalizzata strategia preventiva, eseguiamo il test di carioricettività: raccogliamo i dati anamnestici e li integriamo con quelli di laboratorio (test salivari). Tale test rappresenta uno strumento innovativo nella prevenzione della malattia cariosa.

 

Tradizionalmente, in odontoiatria, l’approccio nei confronti della carie è quello di diagnosticarne la presenza e di trattare gli esiti del processo carioso: i danni estetici e funzionali con la terapia conservativa, e i danni della polpa con la terapia endodontica, senza però agire a livello preventivo. Il paziente resta, però, con la medesima possibilità di riammalarsi di carie in un futuro più o meno breve.

 

Al contrario i professionisti della nostra clinica mirano alla gestione della carie attraverso l’inquadramento e l’analisi dei fattori di rischio responsabili – nel singolo paziente – della sua insorgenza. Mettiamo così in atto una reale odontoiatria preventiva, a dispetto di una odontoiatria ricostruttiva che, per quanto eseguita in maniera eccelsa, non potrà scongiurare la manifestazione di altre carie.

 

La carie è una malattia batterica multifattoriale trasmissibile. Il test di carioricettività permette di analizzare qualitativamente e quantitativamente i fattori che favoriscono e quelli invece che proteggono dal processo cariogeno e capire su quali sia necessario agire.

 

I fattori che concorrono a sviluppare la carie sono molteplici, alla base ci sono i batteri acidogeni che interagiscono con i carboidrati fermentabili introdotti con la dieta e con i fattori legati all’ospite.

 

I parametri che vengono analizzati dal test di carioricettività sono:

  • batteri acidogeni: la loro predominanza nella flora batterica orale (placca) rappresenta il pre-requisito senza il quale non è possibile l’instaurarsi della patologia. La componente batterica della placca viene valutata attraverso l’uso di terreni di coltura selettivi eseguiti su un campione di saliva; tale test ci permette di fare un’analisi quantitativa dei batteri cariogeni e anche di quelli protettivi;
  • abitudini alimentari: la scelta e la frequenza nell’assunzione di cibi e bevande ricche di zuccheri, nutrienti indispensabili ai batteri per vivere e riprodursi, sono tra i primi fattori su cui agire;
  • qualità dell’igiene orale: attraverso la colorazione con il rilevatore di placca è possibile fare una valutazione qualitativa e quantitativa della placca batterica;
  • il livello di acidità (pH) della saliva: esso subisce variazioni a causa dell’assunzione di cibi e bevande; il pH dovrebbe restare nell’intervallo di neutralità per evitare la demineralizzazione dello smalto, cioè la perdita di sostanza minerale, e inibire lo sviluppo delle specie batteriche che vivono bene in ambiente acido, proprio come i batteri cariogeni;
  • flusso di saliva a riposo e stimolata: essa un importante ruolo di detersione e possiede proprietà antibatteriche;
  • consistenza della saliva acquosa o vischiosa;
  • potere tampone della saliva: tale capacità consente di neutralizzare gli acidi che vengono introdotti con l’alimentazione (cibi e bevande) e gli acidi prodotti dai batteri della placca, riportando il pH orale da acido a valori di neutralità, quindi non a rischio per la demineralizzazione dello smalto;
  • esposizione al fluoro: favorisce la remineralizzazione delle superfici dentali e inibisce il processo di demineralizzazione;
  • cause peggiorative: patologie, presenza di carie in atto, assunzione di farmaci, apparecchi ortodontici e gravidanza.

Lo scopo dei test di carioricettività è quello di fornire al paziente a rischio carie le istruzioni per attuare semplici correzioni individuali. Tali correzioni rendono l’ambiente orale meno carioricettivo e permettono di “mettere in sicurezza” sia i denti che i restauri eseguiti dal dentista, che possono essere mantenuti nelle migliori condizioni il più a lungo possibile.

 

Dato che i fattori che determinano la carie sono rapidamente soggetti a modificazioni in relazione alle condizioni di salute generale, all’igiene orale, agli stili di vita, all’alimentazione, all’assunzione di farmaci, alla situazione ormonale, per prevenire efficacemente la carie, raccomandiamo di effettuare il test di cariorecettività con una periodicità rapportata al grado di rischio rilevato nel test precedente.

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    Cos’è l’odontoiatria conservativa?

    Il termine “conservativa” richiama l’attività di curare (“conservare”, appunto) i denti colpiti dalla carie o da frattura. La conservativa, infatti, è la branca della odontoiatria che si occupa della terapia di lesioni congenite (anomalie di forma o colore) o acquisite (traumi o carie) dei denti, ed è indispensabile per ricostituire la funzionalità dentale, permettendo al paziente di recuperare la funzione masticatoria, senza dover ricorrere alla devitalizzazione o alla terapia estrattiva.

     

    Nei fatti, con odontoiatria conservativa si intende, perciò, il processo di rimozione della carie e il successivo riempimento della cavità dentale con materiali di vario tipo. Sia per i settori dentali anteriori che per quelli posteriori, usiamo materiali compositi assolutamente estetici e allo stesso tempo atossici e anallergici. Questi hanno una buona durata nel tempo purché l’estensione della lesione non sia troppo ampia: la letteratura ha dimostrato che durante l’indurimento i compositi subiscono una riduzione volumetrica che ne provoca il micro-distacco dalle pareti della cavità, causando l’insuccesso dopo 5 anni nel 60% dei casi. Nei casi in cui le lesioni siano troppo ampie, ricorriamo ai restauri adesivi in ceramica (RAC) che assicurano un successo nel tempo enormemente maggiore.

    Programma di prevenzione

    Tuttavia, senza un adeguato programma di prevenzione non può essere impedita la comparsa di nuove lesioni cariose. Per questo, ci attiviamo per valutare il tuo rischio di cariorecettività con test diagnostici dedicati, programmiamo controlli frequenti accompagnati da sedute di igiene orale e istruzioni per un buon controllo domiciliare della placca, diamo consigli dietetici e suggeriamo applicazioni di fluoro sia professionali che domiciliari (collutori e dentifrici).

    Le fasi della terapia conservativa

    L’odontoiatria conservativa moderna è basata sul concetto di minima invasività, con la rimozione del solo tessuto cariato e la sua sostituzione con un materiale da restauro, che viene legato direttamente al tessuto sano. Sono state abbandonate le amalgame d’argento (che richiedevano una preparazione ritentiva, quindi estesa) a favore dei compositi.
    Il termine conservativa indica l’obbiettivo di tali cure, cioè di conservare i denti altrimenti distrutti dalla carie. Queste sono le fasi del trattamento:

    • identificazione del problema e diagnosi con esame clinico ed esame radiografico;
    • esecuzione del restauro (con occhiali ingranditori, sotto diga, eliminazione di tutto il tessuto cariato);
    • controllo occlusale per verificare che non ci siano precontatti (controllo della chiusura delle arcate dentali) e rifinitura;
    • programmazione di controlli radiografici ed eventuale ripetizione del test di cariorecettività.
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      I casi che abbiamo trattato

      Caso A: Vecchie otturazioni

      Le vecchie otturazioni frontali sono state sostituite con nuovo composito estetico.
      Prima
      Dopo

      Caso B: Otturazioni in amalgama d’argento

      Le otturazioni in amalgama d’argento risultavano infiltrate da carie; per questo sono state sostituite con nuovi restauri in composito.
      Prima
      Dopo

      Caso C: Otturazioni in amalgama d’argento

      Le vecchie otturazioni in amalgama d’argento e composito sono state sostituite con nuovi restauri in composito.
      Prima
      Dopo

      Caso D: Vecchie ricostruzioni infiltrate

      Le vecchie ricostruzioni infiltrate e caratterizzate dal colore scuro dei margini sono state sostituite con nuove ricostruzioni.
      Prima
      Dopo